Non il solito libro di critica verso le Intelligenze Artificiali, ma una critica sulla necessità di scoprirsi e ri-scoprirsi umani. A dispetto del titolo, il volume “Umano poco umano: esercizi spirituali contro l’intelligenza artificiale” (Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti, Piemme) non è un esercizio “contro” le AI: è, al contrario, un viaggio intellettuale che esplora le profondità della condizione umana in una era tecnologica dominata dal digitale (anche) intelligente. Il volume non si limita a un’esposizione delle sfide poste dall’IA, anche se gli aneddoti non mancano di certo nel nutrito pantheon di mostri tecnologici raccontati, ma si pone invece come un manuale di esercizi spirituali, intesi come strumenti di riflessione e crescita personale in risposta alla crescente e per certi versi inarrestabile pervasività della tecnologia nelle nostre vite.

E lo fa sin dal suo preludio, contestualizzando la discussione sull’IA all’interno di una narrazione storica che affonda le radici nel lavoro di Alan Turing in quella Bletchley Park, anche nota come Stazione X, posta a circa 75 km a nord-ovest di Londra che durante la seconda guerra mondiale fu il sito dell’unità principale di crittoanalisi del Regno Unito: il luogo dove le ricerche su questa nuova intelligenza non mancarono di certo! Già da principio un collegamento tra passato e presente per stabilire un terreno fertile per l’esplorazione dei temi successivi, dove la storia serve da ponte verso le questioni attuali e urgenti.

Gli esercizi spirituali proposti dai due autori sono narrati non come diktat quasi taumaturgico imposto dall’alto, ma al contrario come una risposta diretta all’invadenza della tecnologia nella vita, nell’ambiente e nell’intera persona dell’essere umano, un tentativo di riconnettere l’individuo all’individuo, la persona con gli aspetti della propria natura che rischiano di essere sovrastati o dimenticati nell’era digitale. Tutto questo attraverso il semplice richiamo, puntuale ma senza arrivare nella pedanteria, a figure e concetti filosofici storici con cui Crippa e Girgenti non solo forniscono un contesto per la riflessione, ma offrono anche una guida per l’interiorizzazione e l’applicazione di questi antichi ma mai come ora moderni insegnamenti nella vita quotidiana.

La scelta di attingere alla filosofia classica non è casuale: Platone, Epicuro, Galeno, Agostino, Omero, Eraclito e Aristotele non sono solamente voci che attraversano i secoli, ma modi pratici – per quanto possa sembrare strano – per impostare esercizi in una prospettiva temporale che arricchisce la comprensione delle questioni contemporanee. Gli autori li utilizzano come strumenti, come leve, per tornare nei fatti contemporanei e negli aneddoti – tantissimi – tecnologici, ed indagare temi universali sottesi, temi come l’autenticità, il piacere, la salute, l’amore, la narrazione, il gioco e l’educazione, tutti aspetti dell’esperienza umana che l’IA sta trasformando in modi senza precedenti. Non cancellando, tutt’altro, ma trasformando.

La parte che il lettore forse più apprezzerà è che l’approccio di Crippa e Girgenti non è meramente teorico, ma al contrario un vero e proprio invito all’azione: gli esercizi spirituali sono concepiti per essere praticati, per vivere una forma di resistenza attiva non “contro” le IA, ma molto più concretamente contro la potenziale alienazione prodotta dall’IA nella nostra vita. Non una pratica luddista di retroguardia, non un rifiuto della tecnologia, ma un tentativo di bilanciare, di ritrovare un’umanità che rischia di perdersi nell’oceano di algoritmi e dati che volenti o meno contraddistinguono la nostra vita.
L’epilogo, con la sua narrazione che sfuma i confini tra realtà e finzione, sottolinea ulteriormente l’urgenza della riflessione proposta nel libro: senza svelare nulla si parla di un avvocato e di Manhattan e non è solo di un esercizio di stile, ma di una metafora delle sfide etiche e professionali che l’IA pone all’umanità, un promemoria del fatto che le storie che creiamo – sia letterarie che legali in questo caso – hanno il potere di plasmare la nostra realtà e quella degli altri.

“Umano poco umano” è un’opera non tanto da descrivere come fatto in queste poche righe, ma da proporre come un compagno di viaggio per chiunque desideri esplorare e coltivare un nuovo livello della propria umanità in un’epoca segnata da rapidi e profondi cambiamenti tecnologici. Crippa e Girgenti non arrivano da improvvisati “guru” per offrire le “risposte definitive”, ma come compagni di viaggio che propongono strumenti per una continua ricerca interiore, invitando i lettori a partecipare
attivamente alla definizione di ciò che significa essere, oggi, “umani”.

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Professore a contratto (in Corporate Reputation, in CyberSecurity e in Data Driven Strategies) è Imprenditore, ha fondato The Fool, la società italiana leader di Customer Insight, co-fondato The Magician un Atelier di Advocacy e Gestione della Crisi, ed è Partner e co-fondatore dello Studio Legale 42 Law Firm. È Presidente di PermessoNegato APS, l'Associazione no-profit che si occupa del supporto alle vittime di Pornografia Non-Consensuale (Revenge Porn) e co-fondatore del Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Digitali. È stato Future Leader IVLP del Dipartimento di Stato USA sotto Amministrazione Obama nel programma “Combating Cybercrime”, conferenziere, da anni presenta "Ciao Internet!" una seguita video-rubrica in cui parla degli Algoritmi e delle Regole che governano Rete, Macchine e Umani. Padrone di un bassotto che si chiama Bit, continua a non saper suonare il pianoforte, a essere ostinatamente Nerd e irresponsabilmente idealista.