Gli Stati Uniti hanno effettuato la prima esecuzione federale in 17 anni. Daniel Lewis Lee, 47 anni, di Yukon, in Oklahoma, è morto con un’iniezione letale nella prigione federale di Terre Haute, Indiana. L’uomo era stato condannato alla pena capitale per aver ucciso una famiglia dell’Arkansas negli anni ’90. Quelle statali non si sono mai fermate, tranne negli Stati in cui la moratoria l’ha messe al bando. Ma almeno le esecuzioni di condanne a morte emesse da tribunali federali (negli Stati uniti esiste una giustizia federale e una giustizia statale che dipende dai singoli Stati, sono circuiti separati e diversi) erano sospese. Nessuna condanna a morte è stata più eseguita dal 2003. Lo scorso 29 giugno la Corte suprema ha invece dato una mano alla propaganda del presidente Trump in favore della pena capitale.

Le esecuzioni, sulla base delle procedure annunciate l’anno scorso dal dipartimento di giustizia dell’amministrazione Trump, potranno riprendere. I giudici dell’Alta corte hanno deciso infatti di non accettare il ricorso presentato da quattro detenuti in un carcere federale che hanno l’esecuzione fissata per il mese prossimo. I condannati sostengono nel ricorso che il nuovo protocollo per le iniezioni letali adottato dal dipartimento di giustizia viola la legge federale. Ma solo due giudici, Ruth Bader Gingsburg e Sonia Sotomayor hanno voluto prendere in considerazione il ricorso. Il ministro della giustizia, William Barr, ha fissato per luglio e agosto le esecuzioni.

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