Un pene di marmo alto circa un metro, imbrigliato in una mascherina. L’opera è apparsa ieri mattina davanti a Palazzo Ducale, in piazza San Marco a Venezia. L’installazione non autorizzata però è rimasta visibile per pochi minuti, fino a quando la Polizia locale l’ha coperta prima di rimuoverla.

Il pene è un simbolo di vita, Venezia è viva e ha bisogno di vivere“, spiega l’artista che vuole rimanere anonimo. Una provocazione: “Invita a essere duri, a non mollare e a rialzarsi“.

Anche la mascherina che lo sovrasta ha un significato allegorico: “Le restrizioni imposte dal coronavirus, la distanza tra le persone, la paura del prossimo che è poi la paura di vivere”. Sulla scultura ci sono alcune scritte nere: ‘Fase 2‘, ‘covid 19‘, ma anche “prostituzione“. Un invito a riconsiderare, in un momento così particolare, la “mercificazione di Venezia, che al momento e’ in pausa a causa delle restrizioni per il coronavirus, e l’auspicio che una volta terminata l’emergenza lo sfruttamento turistico della città non torni più come prima”.

L’artista, con il suo gesto, ha anche polemizzato con i controlli in città. È riuscito a trasportare l’opera, di circa 200 Kg, fino a piazza San Marco senza che nessuno lo fermasse.”Vuol dire che, a causa di diffidenza e indifferenza, in realtà’ la sicurezza non c’e'”. Inciso sulla mascherina il titolo dell’opera, ‘#ciapaipaebae‘, vuole essere un hashtag per lanciare un grido da Venezia a tutto il mondo.