Mio figlio era buono, molto buono. Non doveva morire in quel modo: è stato lasciato morire a terra come un cane“. È un grido di dolore quello della madre di Chris Obeng Abom, il ragazzino di 14 anni che ieri è stato falciato da un’automobile, ennesimo caso di omicidio stradale, in Valpolicella, in provincia di Verona. Chris, nato in Italia, da una famiglia di origini ghanesi, residente a San Vito di Negrar, era il più grande fra i fratelli: lascia un fratello più giovane di un
anno e una sorellina di otto anni.

E lascia i genitori: il padre è occupato come pavimentista in un’azienda di Modena, la madre ha smesso di lavorare in seguito a una malattia. Oggi, nel momento della disperazione, sono al centro del sostegno della locale comunità ghanese, che si è riunita in seguito alla tragedia e chiede giustizia per il piccolo Chris: “Vogliamo vedere se questa persona ha il coraggio di presentarsi e pagare per quello che ha fatto“, dicono oggi parenti e amici. La famiglia di Chris, arrivata in Italia da una ventina di anni, è nota nella zona e benvoluta da tutti.

Chris aveva da poco terminato la seconda media e sognava di fare il calciatore: fra le insegnanti, c’è chi lo ricorda grande appassionato di calcio e si augura che possa continuare a calciare il pallone fra le nuvole.

Travolto, da un’auto pirata nella tarda serata di lunedì mentre camminava sul ciglio della strada, Chris è stato soccorso solo alle 23.35 da alcuni passanti, che hanno visto per terra il corpo esanime. Secondo i medici dell’ospedale veronese di Borgo Trento, avrebbe potuto essere salvato se fosse stato soccorso prontamente, con un massaggio cardiaco.

Intanto, il responsabile è stato individuato individuato ieri dai carabinieri che sono risaliti alla targa dell’auto grazie al sistema di videosorveglianza comunale: si tratta di un operaio di 39 anni, con precedenti per guida in stato di ebbrezza, deferito in stato di libertà per i reati di omicidio stradale, fuga in caso di incidente e omissione di soccorso.

 

 

 

 

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