Il sistema malato
Villa Pamphili, chi ha intascato quel milione per il film di Kaufmann? Nicola Borrelli finisce nel tritacarne mediatico

In queste settimane si è riacceso il dibattito attorno alla gestione dei finanziamenti pubblici nel settore cinematografico, dopo l’emersione del caso legato al presunto duplice omicidio di Villa Pamphilj. Al centro dell’attenzione mediatica è finita, ingiustamente, anche la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del MiC, guidata per anni con competenza e integrità dal Direttore Nicola Borrelli. Ma facciamo chiarezza: chi ha davvero intascato i soldi del film fantasma “Stelle della Notte”? E perché, ancora una volta, a pagare sembra essere l’unico dirigente che conosce profondamente le regole e le dinamiche di questo settore? Nicola Borrelli ha ricoperto per oltre un decennio il ruolo di Direttore Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, guadagnandosi sul campo la reputazione di uno dei pochi veri conoscitori del comparto audiovisivo italiano.
L’indagine
La sua gestione è sempre stata caratterizzata da trasparenza, competenza tecnica e rispetto della normativa, in un sistema troppo spesso minato da interessi opachi e comportamenti poco leciti. Eppure, nel pieno del caso Kaufmann, il suo nome è stato accostato a uno scandalo che riguarda fondi statali erogati tramite tax credit per un film mai realizzato e mai distribuito, una situazione che solleva interrogativi ben più gravi. Il film “Stelle della Notte”, riconducibile all’americano Kaufmann – ora coinvolto nell’inchiesta per l’omicidio di Villa Pamphilj – avrebbe beneficiato di un contributo pubblico pari a 863.000 euro. Ma il film non è mai stato distribuito, né è chiaro se sia stato effettivamente prodotto. Ora la Procura di Roma sta indagando per capire se il denaro sia stato soltanto deliberato o anche elargito. Un dettaglio tutt’altro che marginale. C’è infatti l’ipotesi che Kaufmann possa essere parte lesa di una truffa, orchestrata da altri soggetti ancora ignoti. La vera domanda è: chi ha davvero preso i soldi?
Un uso fraudolento
Chi ha incassato quei 863mila euro di soldi pubblici, e in che modo? Le indagini dovranno stabilire se ci sia stato un uso fraudolento dei fondi, e se alcuni “produttori infedeli” abbiano approfittato delle falle del sistema per arricchirsi a spese dello Stato. In tutto questo, appare evidente come serva un controllo più serrato sui beneficiari. Non è più accettabile che si mettano in discussione le istituzioni e le persone che, come Borrelli, hanno sempre lavorato per la trasparenza mentre i veri responsabili rimangono nell’ombra. Il settore audiovisivo italiano non può permettersi di perdere le sue figure chiave per colpa di un sistema inquinato e privo di controlli efficaci. Borrelli, con la sua profonda conoscenza tecnica e la lunga esperienza, ha rappresentato per anni un baluardo di legalità e professionalità in un mondo complesso e insidioso.
Invece di essere protetto, è stato sacrificato sull’altare di uno scandalo mediatico che potrebbe rivelarsi solo l’ennesimo caso di truffa ai danni dello Stato da parte di produttori senza scrupoli. Il caso Kaufmann è solo la punta dell’iceberg. La vera battaglia è contro un sistema che premia i furbi e colpisce i competenti. Bisogna agire con urgenza: rafforzare i controlli; smascherare chi approfitta dei finanziamenti pubblici; e soprattutto riabilitare la figura di chi, come Borrelli, ha servito lo Stato con onore.
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