Curiosità
Wanderlust, la malattia del viaggiatore che non tutti sanno di avere

Seppur sembri qualcosa di irreale, in realtà la sindrome di Wanderlust esiste davvero. Il termine Wanderlust deriva dal tedesco e si riferisce al desiderio di viaggiare. “La malattia del viaggiatore” risulta in un primo momento una semplice voglia di vagabondare e di esplorare il mondo, ma in realtà rappresenta una vera e propria ossessione. Diventa una vera e propria fissazione per i più disparati motivi, anche se il più delle volte sono legati al proprio vissuto e ad eventi personali per cui il viaggio rappresenta una valvola di svago e sfogo. Simboleggia una necessità viscerale di conoscere posti e gente nuova, di fare esperienze stimolanti e ogni volta differenti. Wanderlust indica il desiderio di andare altrove, di andare oltre il proprio mondo, di cercare qualcos’altro: un desiderio di esotismo, scoperta e viaggio. Può riflettere un’intensa voglia di autosviluppo personale attraverso la scoperta dell’ignoto, affrontando sfide impreviste e conoscendo culture e stili di vita sconosciuti.
Per tali motivi il Wanderlust è chiamato anche il “mal di casa”, in quanto si avverte sofferenza nell’essere costretti a stare a casa mentre all’esterno c’è un mondo da scoprire e avventure da provare. In questo senso viene definita come una vera e propria malattia, poiché quando chi ne soffre sta male fisicamente e psicologicamente se non può viaggiare nell’immediato o non può farlo affatto. Sono molte in realtà le persone che soffrono della sindrome di Wanderlust, anche se molti non ne sono a conoscenza.
I SINTOMI – Il primo sintomo che segnala la presenza di questa sindrome è proprio l’irrefrenabile impulso di vedere luoghi nuovi e di conoscere culture diverse. Rimanere fermo nello stesso posto rappresenta un’insofferenza continua e inspiegabile, come se si fosse colti da una insoddisfazione latente. La soluzione è solo viaggiare il più possibile per ristabilire l’umore. In secondo luogo subentra la nostalgia dei luoghi visitati e la voglia di ritornare il prima possibile a visitarne di nuovi. A questo è collegato un altro sintomo, ovvero quello dell’essere felice davvero solo quando si viaggia o quando si è in pieno movimento. Inoltre, un ulteriore sintomo attribuibile a chi soffre del Wanderlust è legato all’ossessione maniacale di controllare i prezzi dei biglietti per partire. Questo non si traduce necessariamente in viaggi lunghi e costosi, ma anche in piccole avventure che si tratti di pochi giorni o di grandi periodi. Dunque la sindrome di Wanderlust rappresenta l’impulso di viaggiare e di non stare mai fermi in un solo posto, è la volontà di scoprire tutto il mondo.
LE RICERCHE – Sul Wanderlust sono stati effettuati anche degli studi scientifici che dimostrerebbero che i malati di viaggi sono tali perché ce l’hanno scritto nel DNA. Una ricerca in particolare, pubblicata sulla rivista Evolution and Human Behaviour, testimonia di aver individuato il cosiddetto ‘gene del viaggio’, ribattezzato appunto gene di wanderlust. Il gene del viaggio non sarebbe altro che il recettore della dopamina D4, diretto responsabile della passione e dell’amore per tutto ciò che è sconosciuto. Da quanto descrive lo studio, sembrerebbe che questo recettore non sia presente in tutte le persone, ma fa parte del DNA di circa il 20 % della popolazione mondiale.
Altri studi invece hanno dimostrato che la maggior parte delle persone affette da questa sindrome sono geograficamente collocate in aree del mondo in cui storicamente i viaggi sono sempre stati incoraggiati. Anche il National Geographic ha finanziato uno studio che ha rilevato come i wanderluster siano persone maggiormente propense ad affrontare rischi, a provare cibi nuovi e ad avere relazioni nuove.
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