Nella consueta rubrica “Attenti a quei due” dei direttori Piero Sansonetti e Paolo Liguori, si fa riferimento a una lettera che l’ex ambasciatore italiano in Iraq, Marco Carmelos, ha scritto a Dagospia dicendo che “la posizione del presidente ucraino appare sempre più oltranzista sulla pelle dei propri cittadini. Che senso ha prolungare l’agonia quando tutti sanno che la neutralità verso la Nato dovrà essere concessa, che Crimea e Donbass sono perduti e probabilmente anche il sud del Paese, a cominciare da Mariupol. Zelensky è condizionato da oltranzisti interni oppure è eterodiretto da Usa e Gran Bretagna?“.

“Stiamo parlando di un diplomatico non di un giornalista del Riformista” osserva Sansonetti. Secondo Liguori “tutti e due i condizionamenti sono evidenti: quelli interni, che in molte parti del mondo, soprattutto sulla stampa italiana, vengono sottovalutati, sono fortissimi e anche in grado di impedire qualsiasi tregua che Zelensky potrebbe sottoscrivere. I termini e le condizioni di una tregua sono quelli annunciati dall’ex ambasciatore, non c’è più nulla da decidere con questa guerra se non l’uso delle armi, dei proiettili e delle munizioni. Gli oltranzisti interni – prosegue Liguori -non vogliono soccombere perché sanno che poi dovranno pagare un pezzo per le efferatezze che hanno commesso in otto anni nel Donbass e che stanno facendo anche adesso. In Italia c’è la grande predicazione dell’eroismo ucraino ma lì c’è tanta gente che è costretta a combattere e che ha alla nuca spesso le armi dal battaglione Azov che ha commesso tante atrocità“.

“L’altra questione: gli oltranzisti fuori dall’Ucraina – prosegue Liguori – quelli che vogliono che continui a combattere con le sue vite, con il suo sangue. Questi sono gli americani e gli inglesi. I media britannici titolano “non tornare indietro”, lanciando un appello all’Ucraina. Loro vogliono continuare questa guerra nella quale si stanno ingrassando vendendo armi. Gli Stati Uniti invece hanno una situazione interna legata ai guai di Biden per cui anche lui è oltranzista: non una parola di pace è stata pronunciata dal presidente Usa in questo mese”.

“L’analisi dell’ambasciatore -osserva Sansonetti – mi pare interessante e preoccupante, pongo una domanda: ma è possibile che stavolta i giornali italiani si sono militarizzati? Ti dico una cosa: un costituzionalista come Michele Ainis, uno dei più celebri, è anche editorialista di Repubblica, ha scritto che il decreto approvato ieri dalla Camera è incostituzionale perché in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione italiana. Lo sai che non l’ha scritto su Repubblica ma su un altro giornale? Io non ho mai visto i giornali militarizzati in questo modo”.

“I giornali -prosegue Liguori – sono il prodotto di un Paese impaurito, intimidito e annichilito: l’Italia ha meno mezzi di sopravvivenza e di energia di tutti gli altri, meno sponde, se non quella dell’Alleanza Nato, di tutti gli altri, ha reciso i suoi legami europei da tempo perché veniamo da un lungo periodo, eccetto quello recente, in cui abbiamo ‘sputato in faccia’ all’Europa. Insomma siamo isolati e impauriti e lo sono anche i giornali italiani che cercano un unico referente: questo mondo bellicista anglosassone. Ma questo referente – chiede Liguori – corrisponde ai desideri della popolazione? Perché spesso da alcuni sondaggi viene fuori che molti italiani sarebbero d’accordo con le posizioni del Papa e quindi vorrebbero interrompere questa guerra”.

“Nei grandi giornali – rilancia Sansonetti – non c’è pluralismo, considerate che il discorso del Papa è stato censurato dal Corriere della Sera, da Repubblica, da La Stampa e dal Tg1″. Liguori aggiunge: “Appena uno solleva questa discussione legittima ti dicono ‘ma sei amico di Putin? Sei pagato da lui?‘”. “Ieri ho visto in tv un importante, saggio, editorialista del Corriere dare del ‘putiniano’ al direttore di Avvenire, del giornale dei vescovi italiani” ha sottolineato Sansonetti.

“Il mio timore – conclude il direttore del Riformista – è che da questa situazione non se ne esce con la fine della guerra perché la stampa, il sistema dell’informazione italiana, ha ricevuto una ferita così profonda che ci vorrà degli anni per riprendersi”.

Sottolinea infine Liguori: “La censura che c’è nella stampa italiana, che pure ha fatto inchieste su tutto, di questa forza, tradizione e storia del nazionalismo ucraino, profondamente legato a quello che fu il nazionalismo che accolse i tedeschi come liberatori da Stalin e che rimase per molti anni buone fette militari e civili legate al nazismo di allora, è un rischio e un pericolo perché è molto diverso dal nazionalismo russo, moldavo, bielorusso, lettone. E tutti i popoli circostanti, cominciando dai moldavi, lo sanno e lo dicono. Ebbene riflessioni su questo non si leggono sui giornali italiani mentre sui media americani ci sono fior di inchieste sulla pericolosità dell’ideologia del Battaglione Azov“.

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Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.