Si è svolto dal pomeriggio, intorno alle 17, l’attesa riunione con le Regioni convocata dal ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia. Collegati in videoconferenza anche il ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro.

Tema di discussione la richiesta delle Regioni, rappresentate da Giovanni Toti (Liguria), Francesco Acquaroli (Marche), Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Donato Toma (Molise), Marco Marsilio (Abruzzo), Vito Bardi (Basilicata), Nino Spirlì (Calabria), di rivedere i 21 parametri del monitoraggio sull’epidemia da Sars-Cov-2 che determinano la classificazione nelle fasce di rischio (giallo, arancione, rosso).

PARAMETRI INVARIATI FINO AL 3 DICEMBRE – “Lavoriamo insieme come abbiamo sempre fatto per il prossimo Dpcm, approfondendo in sede tecnica le proposte della Conferenza delle Regioni. Ma fino al 3 dicembre restano in vigore parametri e regole condivise, oggi in vigore. Serve chiarezza che abbiamo il dovere di garantire anche nel dibattito pubblico. Questo modello sta funzionando e regge sull’assunzione reciproca di responsabilità. Le proposte scientifiche della Conferenza delle Regioni saranno oggetto di un rigoroso confronto con il Prof. Brusaferro, il Prof. Rezza e i tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità che valuteranno tutti i contributi con grande attenzione. Abbiamo la responsabilità comune di garantire la salute di tutti riducendo ogni giorno i contagi e alleviando la pressione sulle reti sanitarie. Dobbiamo lavorare con velocità e unità perché nessuna famiglia pianga più. Anche oggi purtroppo ancora troppi dolori. I morti non sono numeri ma persone la cui scomparsa rende tutti noi più poveri”. Così il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia al termine del confronto con le Regioni. “Abbiamo già stanziato risorse per ristorare le attività che dovranno fermarsi e tutti gli impegni che possiamo assumere li stiamo assumendo nella nuova cornice di bilancio Europea costruita anche grazie all’impegno italiano. Alle Regioni che ritengono di fare ordinanze più restrittive d’intesa con il governo dobbiamo garantire certezze.

“Se togliessimo potere di ordinanze restrittive, come a volte chiedono alcuni presidenti daremmo ragione a chi dice ‘centralizziamo’ tutto e invece sarebbe un errore perché le Regioni conoscono meglio i modelli territoriali e seguendo linee guida nazionali ferree e rigorose, i presidenti possono decidere come intervenire in base alle caratteristiche dei territori. Intervenire nelle aree interne, in quelle di montagna o in quelle metropolitane non è la stessa cosa perché dipende da servizi disponibili e trasporti correlati”, conclude Boccia.

NUOVE ZONE ROSSE E DIFFERENZIAZIONI – “Non escludo che possano esserci altre regioni rosse, sempre sulla base dei dati del monitoraggio” ha dichiarato il ministro Boccia a ‘Oggi è un altro giorno’ su Rai1 che poi ha ribadito che la possibilità di differenziare zone diverse all’interno della stessa regione è “una possibilità che già c’è”. “E’ già previsto – sottolinea – che ci possa essere una differenziazione quelle regioni che sono state rosse, nella settimana di attenzione possono e potranno allentare le misure in alcune province”.

ZONA ROSSA – Al momento le regioni in zona rossa sono Campania, Toscana, Calabria, Lombardia, Piemonte, Provincia di Bolzano, Abruzzo e Valle d’Aosta. Quelle che potrebbero essere inserite in seguito al monitoraggio del ministero della Salute potrebbe essere la Puglia. Al vaglio anche le posizioni di Lazio e Liguria.

ZONA ARANCIONE –  La data chiave per il passaggio di alcune Regioni rosse (Lombardia e Piemonte su tutte) in zona arancione è il 27 novembre: “L’indice Rt del Covid in Piemonte “oggi e’ molto vicino all’1. Si stanno vedendo gli effetti, molto buoni, delle misure prese ancora prima della creazione della zona rossa”. Così il governatore del Piemonte, Alberto Cirio. “Il 13 novembre abbiamo raggiunto parametri da zona arancione, sta a noi ora mantenerli nei prossimi 14 giorni per poterci passare il 27 novembre”, sottolinea Cirio.

CENONE DI NATALE – “In queste condizioni parlare del cenone di Natale? Lo trovo surreale…lunare” ha commentato Boccia. “Noi dobbiamo pensare a mettere in sicurezza il maggior numero di persone e pensare a medici e infermieri perché possano fare il lavoro eccezionale che fanno, nella migliore maniera possibile. Pensiamo a loro quando tiriamo fuori il dibattito sul cenone”, ha detto.

CONTE E MIOZZO: NIENTE CENONE, NON SBAGLIAMO COME IN ESTATE – Sarà un Natale particolare, certamente difficile e molto diverso da quello a cui siamo abituati. Il premier, Giuseppe Conte, lo ribadisce per l’ennesima volta, annunciando una festa “più sobria”. Insomma, niente cene con tutti i parenti, perché “veglioni, baci e abbracci non saranno possibili”. La parola d’ordine, come da mesi a questa parte, è buonsenso: “una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva e non ce lo possiamo permettere. Festoni e festini non sono pensabili”. Conte non fa previsioni, ma d’altra parte, spiega, neppure gli scienziati si avventurano a dire come sarà la situazione a fine dicembre. Bisogna arrivare più in là con il calendario “e dosare gli interventi: noi certamente ci stiamo preparando a vari scenari”.

Anche il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, è sulla stessa linea: “Sono abituato a Natale a fare il cenone con 20 persone, ma quest’anno non si può”. Per Miozzo il quadro non è nerissimo, è possibile che in alcune aree si riapra qualcosa già dal 3 dicembre. Ma niente “liberi tutti”: averlo fatti in estate ha portato a “conseguenze durissime. Quindi anche per lo shopping speriamo di non vedere quelle scene di resse nei negozi per accaparrarsi offerte, non ce lo possiamo permettere”.

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Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.