L'iniziativa "Pellegrini per la giustizia”
A piedi da Assisi a Roma per incontrare la Cartabia: “Basta precariato!”
“Solo 22,6 km mi separano da San Pietro”, dice al telefono con il fiato corto Livio Cancelliere, giudice onorario di Isernia, che vive e lavora a Parma. Pochi chilometri lo separano da Roma, dove domani si fermerà davanti la sede del ministero della Giustizia per incontrare la Guardasigilli Marta Cartabia. È l’ultima tappa di un lungo percorso fatto a piedi da Assisi per chiedere una “giusta retribuzione” per i giudici onorari. L’iniziativa, a cui ha successivamente preso parte un altro altro giudice onorario, Francesco Morigine di Isernia, si chiama “Pellegrini per la giustizia” e gode del sostegno di Assogot, l’associazione che riunisce i giudici onorari.
Cancelliere, 50 anni, spera che la singolare forma di protesta pacifica sia l’ultima per risolvere un problema che colpisce direttamente tanti suoi colleghi. “Abbiamo fatto diversi flash mob in tutta Italia, scioperi della fame, ci siamo persino autosospesi – racconta al Riformista il giudice onorato – E lo abbiamo fatto per chiedere al Governo di adeguare la normativa sulla magistratura onoraria italiana a quella europea“, racconta Cancelliere, riferendosi alla sentenza UX della Corte di giustizia dell’Unione europea depositata il 16 luglio 2020, che stabilisce che il magistrato onorario italiano è un lavoratore dipendente.
Per Cancelliere, l’incarico onorario non più giustificare una condizione di precarietà e di privazione dei diritti fondamentali. “Ricevo 98 euro lordi, quindi 70 euro netti, per cinque ore di udienza, pari a 15 euro l’ora – racconta Cancelliere-. Una somma che è invariata dal 2001“. Ma il giudice onorato precisa che l’indennità che riceve corrisponde solo al lavoro di udienza, e non copre quindi quelle ore per l’attività preparatoria per lo studio del fascicolo processuale.
Ma c’è anche l’attività successiva all’udienza, come la scrittura delle motivazioni legate al giudizio, anche questa non retribuita. “Solo per un caso di un incidente sul lavoro, ho impiegato otto giorni interi per scrivere la sentenza. Sono giorni di lavoro che non vedono alcun riconoscimento economico“, precisa Cancelliere senza nascondere la rabbia e l’indignazione per una condizione in cui si trova da quasi venti anni.
In una media mensile, Cancelliere presiede a circa quattro udienze, numero ridotto a causa della pandemia di Covid-19 e delle misure di contenimento per il virus. Per questo, prosegue con la sua professione di avvocato. Una garanzia economica, senza la quale “non potrei pagare le rette scolastiche dei miei figli“, afferma con rammarico Cancelliere.
Il giudice onorato precisa che non viene chiesta una parificazione con i magistrati togati che “hanno sostenuto una normale procedura concorsuale di reclutamento e noi un concorso solo per titoli“. Ma Cancelliere sottolinea che la sentenza UX della Cgue riconosce lo stesso trattamento economico e normativo dei giudici togati. “Anche noi chiediamo le tutele proprie del lavoratore: la malattia, la maternità, le ferie, la tredicesima, la previdenza e la sicurezza sul lavoro. Questo è tutto quello che non va“, dice il giudice onorario.
E la pandemia di Covid-19 ha messo in evidenza questa falla, con giudici onorari che, per aver contratto il virus, hanno dovuto sospendere l’attività senza avere alcuna copertura economica. “Adesso c’è la sentenza europea che ci riconosce questo diritto – afferma Cancelliere – e l’Italia deve recepirla entro sessanta giorni“. La Commissione Europea ha infatti avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, dopo la decisione del tribunale civile di Napoli secondo cui lo Stato non è obbligato a riconoscere i giudici onorari come dipendenti.
Lo scorso aprile è stata nominata una Commissione che avrebbe dovuto fare una riforma del settore, ma finora non ha portato a nulla. Inoltre, recentemente è stata rinviata a fine anno anche l’entrata in vigore della legge Orlando del 2017, che distingue tra i vecchi giudici onorari e quelli futuri. “Ci sarebbero giovani laureati e volenterosi, che avrebbero un trattamento migliore del nostro. Ma noi siamo in servizio da venti anni, queste tutele dovrebbero essere riconosciute anche a noi“, sentenzia Cancelliere, riferendosi alla strumentalizzazione politica sulla magistratura onoraria.
Alla domanda sulle prossime iniziative di fronte al silenzio o indifferenza della ministra Cartabia. “Ho messo in atto tutte le forme di proteste, compresa l’autosospensione per cui ho perso l’indennità. Ci dovrebbe essere più adesione da parte dei miei colleghi: solo così possiamo lanciare un segnale forte“, commenta il giudice onorario. E poi conclude: “Tutti manifestano il disappunto per quello che sta succedendo, anche se pochi colleghi hanno il coraggio di dire basta a questa condizione gravosa”
© Riproduzione riservata







