“Erano in quattro, tutti familiari. Sono entrati dal portone principale senza che nessuno abbia provato a fermarli. Davanti a tutti la madre di F., una ragazza della prima. Poi il marito, la nonna e un giovane. Hanno iniziato a cercarmi, aula per aula”. Inizia così il racconto di Lucia Celotto, 61 anni, insegnante di Inglese da trentacinque, di quanto le è accaduto quattro giorni fa nel liceo di Castellammare di Stabia dove insegna. Secondo la famiglia dell’alunna, la prof avrebbe messo voti troppo bassi alla ragazza. E per questo motivo volevano picchiarla. Punirla.

Un’aggressione avvenuta davanti a decine di studenti con la docente, prima insultata, poi afferrata per i capelli e presa a schiaffi in faccia. La situazione è rientrata solo grazie all’intervento delle persone presenti che hanno bloccato la mamma della giovane alunna e portato via l’insegnante. La prof in un’intervista alla web tv La Voce della scuola e riportata da Repubblica, racconta che quel giorno era all’ultima ora quando è iniziato il trambusto nel corridoio. “Ero tranquilla e volevo trasmettere tranquillità ai miei ragazzi. Loro mi dicevano: ‘Prof, stia attenta’. Non avrei mai immaginato un’aggressione in corridoio, dopo trentacinque anni di servizio“.

Il giorno precedente la preside l’aveva avvertita di proteste di alcuni genitori che la accusavano di dare “voti sbagliati” con “due pesi e due misure”. “Insegno da 35 anni, sono sempre stata nella valutazione tendenzialmente generosa – ha detto – perché penso che i ragazzi vanno solo ed esclusivamente gratificati, mai puniti o penalizzati o etichettati. Anzi, spesso dico loro che ingabbiarli in un numero non mi appartiene e se potessi lo eviterei”.

La prof racconta di aver già incontrato la madre violenta dell’alunna nel primo quadrimestre, dopo un 4 dato alla figlia e ad altri che non avevano fatto i compiti. “Non li controllo spesso, ma se scopro la mancanza dei compiti mica posso fare finta di nulla – ha raccontato ancora – Mi avevano colpito, di quella donna, le continue domande su una compagna di classe di sua figlia: ‘E perché non ha preso quattro anche lei, perché?’. Sembrava ossessionata dall’altra ragazza tanto che le dovetti dire: ‘Vogliamo parlare del rendimento di sua figlia?’. Poi ho saputo che aveva già aggredito alcune colleghe”.

La professoressa racconta quegli attimi concitati dell’aggressione. “Sono uscita io, nel corridoio. Avevo finito la lezione. La madre era laggiù, gli occhi pieni di odio. Non mi ha spiegato perché, non mi ha parlato di 4, di 5, ma è corsa verso di me riempiendomi di insulti. I ragazzi erano terrorizzati. La donna ha iniziato a colpirmi, schiaffi sulla testa, sulle spalle, in faccia”. Racconta che mentre veniva aggredita alcuni alunni, in particolare una sua studentessa, sono accorsi in sua difesa. “Quella donna se l’è presa anche con lei, l’ha minacciata: ‘Se sei amica di questa, ti faccio fare la stessa fine'”.

Secondo quanto racconta la prof con la mamma c’erano anche altri membri della famiglia. “Era impressionante la nonna, un fascio di cattiveria e improperi. Sembrava pronta a picchiare, anche lei”. La prof, consapevole di trovarsi in un luogo educativo, ha subito impietrita la violenza senza reagire: “Non è nella mia natura e non volevo mostrare il peggio di me agli alunni”. Una brutta storia che ha segnato profondamente la prof che dopo l’aggressione è andata in pronto soccorso. E mentre veniva colpita, la prof continuava a preoccuparsi per l’ingiustizia che stavano subendo anche gli altri alunni nel dover assistere a tanta violenza tra le mura scolastiche, un luogo sicuro, di apprendimento e fiducia. La professoressa dice che che non tornerà presto a scuola perché è ancora troppo scossa: “Mi devono ridare la mia dignità di insegnante, non meritiamo di essere lasciati in pasto alle belve“.

Avatar photo

Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.