Il parere
Amato ha ragione, democrazia a rischio in Italia: bisogna tenere la guardia alta sulla tenuta delle istituzioni
Nel “Si&No” del Riformista spazio alle parole di Giuliano Amato, presidente emerito della Corte Costituzionale, da mesi a capo del Comitato algoritmi, un gruppo di lavoro di esperti giuristi e professori universitari istituito presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria col compito di studiare l’impatto dell’intelligenza artificiale nel settore dell’informazione e dell’editoria. In una intervista a Repubblica Amato ha sollevato dubbi sulla tenuta della democrazia in Italia. Favorevole il senatore del Pd Alfredo Bazoli secondo cui “bisogna tenere la guardia alta sulla tenuta delle istituzioni“. Contrario invece lo scrittore Andrea Venanzoni che ribatte: “Amato se ritiene che Meloni e Salvini siano così pericolosi, lasci quella poltrona“.
Qui il commento di Bazoli:
Non ho mai creduto che la nostra democrazia sia stata davvero in pericolo, come avvenne invece durante la buia stagione della strategia della tensione, negli anni della cosiddetta seconda Repubblica. Non lo credevo quando Berlusconi era la figura egemone del centrodestra, nonostante il conflitto di interessi tra la sua posizione di imprenditore e i suoi incarichi istituzionali, e le frizioni istituzionali che tutto ciò comportò in alcune fasi della vita del paese. Non lo credo ora, che al governo c’è una compagine di destra-centro, dove la componente di destra, orgogliosa erede della tradizione politica del movimento sociale italiano, è largamente egemone, e l’anima più moderata è relegata a un ruolo marginale.
Credo che allora, come oggi, fosse del tutto praticabile, per quanto aspro e impervio, il terreno del confronto democratico, e che una seria e credibile alternativa di governo avrebbe potuto, e possa prevalere. Ci si riuscì con Prodi, ci si può riuscire ora, a patto di costruire con pazienza e capacità una convincente proposta politica, e le condizioni per una larga alleanza elettorale.
Ma ha ragione Giuliano Amato quando invita a tenere la guardia alta. Le democrazie sono fragili in tutto il mondo occidentale, e i rischi di un progressivo scivolamento verso modelli che comportano una riduzione degli spazi di libertà, di tolleranza, di flessibilità, di giustizia devono essere osservati e scrutinati con grande attenzione. Per stare al nostro paese, mi separa dalla destra che governa l’Italia l’idea del futuro che immaginiamo per i nostri figli: a differenza loro, io voglio un paese con servizi pubblici ben finanziati, voglio istruzione e sanità pubbliche, voglio tutele adeguate per i più deboli, voglio salari giusti e dignitosi, voglio uno sviluppo economico equilibrato e sostenibile, voglio un paese a misura di giovani che guarda avanti, non a misura di anziani, nostalgico del passato. Ma so che su questo terreno, del confronto democratico sulle proposte per il futuro del paese, posso competere per batterli. Mi preoccupa invece il progetto di riforma istituzionale della destra, e condivido con Giuliano Amato il timore che la combinazione di autonomia differenziata e premierato metta a rischio la tenuta della Repubblica e la qualità della sua democrazia.
L’elezione diretta del presidente del consiglio traghetterebbe il nostro paese in un sistema di fatto presidenziale, facendolo uscire dal novero delle grandi democrazie che, con pochissime eccezioni, hanno costruito le loro forme di governo attorno al Parlamento, vero baricentro del sistema democratico. Il Parlamento italiano sarebbe invece relegato al ruolo di un consiglio comunale, svilito nella sua funzione, assecondando così quel sentimento antiparlamentare che ha sempre serpeggiato in una parte dell’opinione pubblica, soprattutto di destra, allergica alla politica e alle sue regole, ostile ai partiti e alla loro funzione democratica. E sarebbe svuotato di ruolo anche il presidente della repubblica, minato alla radice nelle sue funzioni ma anche nella sua autorità a fronte di un premier eletto dal popolo: il garante dell’unità nazionale privato di autorevolezza proprio nel momento in cui si adotta un’autonomia differenziata che rischia di alimentare e aumentare le divaricazioni territoriali. Un bel risultato.
Insieme ad una evidente allergia ai controlli di legalità, e a progetti di riforma delle istituzioni di autogoverno della giustizia che rischiano di incrinare la separazione dei poteri, io trovo in questi progetti della destra il piano inclinato più insidioso per la tenuta delle nostre istituzioni democratiche. Ricordiamoci che i tornanti della storia, quelli che segnano gli spartiacque oltre i quali non si torna più indietro, non sono mai visibili quando si percorrono, ci si accorge di loro quando ormai è troppo tardi. Per questo con Amato dico: guardia alta.
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