Il caso
Anarchici di Bologna, perché sono stati arrestati un anno dopo?

La richiesta della Procura di Bologna di arrestare gli anarchici accusati di associazione sovversiva in relazione al danneggiamento di due antenne, risale al luglio del 2019 ed è stata accolta dal Gip solo nei giorni scorsi quindi quasi un anno dopo. Lo hanno sottolineato gli avvocati della difesa davanti ai giudici del Riesame al fine di evidenziare la mancanza dell’attualità di qualsiasi esigenza cautelare. Gli avvocati Ettore Grenci, Daria Mosini e Mattia Maso spiegano che nel lungo periodo tra la richiesta dei pm e la decisione del Gip «non sono stati segnalati episodi che facciano ritenere concreto e attuale il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie».
Inoltre, nello stesso periodo nessuno degli indagati è stato segnalato per la commissione di fatti delittuosi nell’alveo di una azione politica che da anni caratterizza l’attività degli indagati. Attività caratterizzata negli ultimi tempi da produzione di documenti di solidarietà ai detenuti «che assumono toni che non possono essere neppure definiti aspri o radicali. Non sono peraltro gli unici in questo periodo ad assumere posizioni forti per alzare il velo dell’indifferenza collettiva sulle condizioni delle carceri in questo paese, rese più critiche dalla diffusione del coronavirus». «Prendere in esame queste forme di dissenso per valorizzare esigenze cautelari per il reato di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo significherebbe perseguire finalità altre con il rischio di reprimere forme di dissenso e di critica» rilevano i legali che aspettano la decisione del Riesame entro l’inizio della settimana prossima. Insomma, il problema è prettamente politico e non può essere trasformato in penale.
© Riproduzione riservata