L'intervista
Annientati 13 caccia russi, Iacoboni: “Ora l’Ucraina sa dove e come colpire. Sarà una svolta per le trattative”

Jacopo Iacoboni, firma de La Stampa e tra i più profondi conoscitori dell’Ucraina, è certo che con l’annientamento a terra di 13 caccia russi si sia arrivati a un punto di svolta. «Sul piano dell’intelligence militare, quella di domenica è una operazione mai vista, nelle guerre recenti. Un successo tra l’altro del tutto autoprodotto. Non è implicata nessuna arma straniera, né americana, né britannica. È stato un lavoro di intelligence ucraina, studiato per un anno e mezzo e realizzato da droni al 100% ucraini».
Decisamente una svolta. E la migliore risposta a quell’affronto insolente di Trump, «You don’t have the cards».
«L’Ucraina ha dimostrato, quelle carte, di averle. Dalla produzione tecnologica alle informazioni riservate, sa come colpire e dove colpire. La cosa interessante è che adesso Kyiv è in grado di operare tutta la catena dei droni FPV, i First Person View pilotati da remoto – lanciati da vicino – che, piccoli e precisi, possono colpire un obiettivo con esattezza. Questo dimostra due cose: l’abilità logistica incredibile, con il coraggio di inventarsi un’operazione del genere, ma anche che esiste una capacità di jamming che gli avversari non avevano previsto».
Cosa intendi? La capacità di aggirare le schermature russe?
«Sì, e funziona bene. I Servizi russi, questa operazione non l’hanno proprio vista arrivare. Se hai un dispositivo di guerra elettronica funzionante, riesci a disattivare l’attacco quantomeno sopra le basi. Invece in questo caso hanno fallito su tutta la catena».
Ne hanno abbattuto qualcuno, non tanti ma qualcuno sì.
«I russi hanno dichiarato di averne abbattuti 41, ci sono prove satellitari indipendenti che riportano un numero molto inferiore. Ma il danno di aver perso 13 caccia in un attacco di pochi minuti è deflagrante. Ed è anche uno choc economico. Si pensi che ciascuno di quei velivoli ha un costo di almeno duecento milioni di euro e che vengono distrutti da apparati che costano poche migliaia di euro. Davide contro Golia».
Davide vince Golia anche grazie al coraggio. E all’ingegno.
«In questo caso Kyiv ha avuto entrambi. Quei droni prima di colpire sono stati in aria un po’, avrebbero potuto essere abbattuti o fatti schiantare in qualsiasi momento. Gli operatori a terra sono stati bravissimi. E la tecnologia che montano è sorprendente: la qualità delle riprese dalle telecamere a bordo è di qualità televisiva perfetta».
L’operazione è game changer, è un punto di svolta?
«La situazione al fronte militare è sostanzialmente ferma. L’avanzamento dei russi sul terreno è infinitesimale, combattono giorni interi per fare uno o due chilometri e a carissimo prezzo: sul lato russo, questa guerra sta costando tra le mille e le millecinquecento vittime al giorno, tra feriti gravi e morti. Con un numero impressionante di feriti gravi, mutilati, grandi ustionati. Tutto per pochissime e faticosissime conquiste. Chiaro che questa inaspettata operazione ucraina potrebbe segnare una svolta sul fronte delle trattative».
A che punto sono i negoziati, adesso?
«Si sono incontrati anche ieri, ma la verità è che siamo molto lontani dal far sedere al tavolo Putin e Zelensky. E anche i preparativi vanno male: i memorandum ucraino e russo sono distanti. La Russia non ha voluto neanche accettare le quattro regioni che Trump avrebbe voluto concederle, e che alla fine non controllano neanche integralmente».
Alla fine quello che davvero non ha le carte, è Trump…
«L’unica resa che vediamo avvicinarsi, sul campo, è quella di Trump, sì. Ha però avuto un effetto: è riuscito a compattare l’Europa, con Uk, Francia, Germania più determinate di prima. E Putin non aveva calcolato, tutto focalizzato sull’arrivo della manna dal cielo per Mosca, Donald Trump, che in Germania stava per succedere qualcosa di grosso: l’arrivo di Friedrich Merz. Non avevano messo a fuoco che l’Europa, e questa Germania, sarebbero diventati un osso durissimo per Putin, a differenza di com’era Scholz. Non mi stupirei se fosse all’ordine del giorno la consegna dei missili Taurus tedeschi a Kyiv. Lì si apre un capitolo tutto nuovo di questa guerra».
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