In poche ore la politica, nella regione Basilicata, è stata travolta. È intervenuta la magistratura, partendo da una indagine sulla costruzione dell’ospedale di Lagonegro e poi allargando le indagini a vari episodi, presunti, di voto di scambio. Le notizie per la verità sono molto confuse.

Alla base di tutto ci sono, al solito, le intercettazioni. E come ormai sanno quasi tutti, le intercettazioni sono strumenti che scottano: spesso è difficile distinguere il gergo dal linguaggio trasparente, è difficile interpretare le allusioni, è arduo fare la tara al millantato credito, che è uno dei più comuni difetti di chi parla al telefono. Gli equivoci nella loro lettura sono frequentissimi. Comunque il terremoto è in atto. Il capogruppo di Forza Italia è finito in cella, e si è dimesso dal suo incarico. Si chiama Francesco Piro ed è un personaggio rilevante nella politica lucana.

Il Presidente della regione non sembra che sia indagato ma il suo ufficio è stato perquisito e gli è stato sequestrato il telefonino (non si è mai capito perché il divieto di perquisire e di sequestrare esista solo per i deputati e non per i presidenti delle regioni, che hanno incarichi molto più pesanti e delicati di quelli dei semplici parlamentari). Poi sono stati messi ai domiciliari il sindaco di Lagonegro, Maria Di Lascio, e svariati assessori o ex assessori. L’operazione è guidata dalla direzione distrettuale antimafia di Potenza, perché in alcune intercettazioni, a quanto pare, ci sono indizi di rapporti (veri o immaginari) di Francesco Piro con esponenti della malavita lucana.

Non sono ancora molto chiari i capi di accusa. Sicuramente tra le imputazione c’è quella di voto di scambio, che non manca mai quando si decide di arrestare un esponente politico meridionale. Vedremo se nelle prossime ore uscirà qualcosa di più comprensibile e consistente, o se invece si tratta – diciamo così – di una gratterata. Il Presidente della Basilicata ha dichiarato di essere a disposizione della magistratura, ma che tutte le delibere sotto osservazione “sono solo atti pubblici approvati senza secondi fini”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Amendola, Pd, invece ha fatto cenno alla presunzione di innocenza, ma poi ha invitato tutti ad operare per sanare la ferita subita dalla Basilicata. Come dire: si, presunti innocenti, ma al momento, comunque, colpevoli…

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