Giovedì 4 agosto 1983: un’altra Italia, a cominciare dalla temperatura: minima 19, massima 27. Sulle spiagge imperversa ‘Vamos a la playa’ dei Righeira, al cinema ‘Tenebre’ di Dario Argento.

Un mese di trattative e Sandro Pertini conferisce a Craxi l’incarico di formare il governo. Le elezioni di giugno avevano segnato la sconfitta della DC (-7%) e una lieve flessione del PCI. La pregiudiziale democristiana verso un capo del governo che non provenisse dalle sue file, già rimossa con Spadolini, cade definitivamente.

Craxi sarà il primo presidente del Consiglio socialista in Italia, il suo un governo pentapartito di alto profilo formato da politici e tecnici. Craxi assume la guida del paese in un frangente delicato: alta inflazione, produzione industriale a singhiozzo, forte opposizione comunista, quadro politico internazionale in rapida trasformazione.

In Italia, due sinistre in conflitto, il nodo mai sciolto risalente al 1917, l’anno della rivoluzione. Gramsci e Turati. Craxi ha favorito l’approdo del PSI alla sponda riformista, il Pci di Berlinguer, che ha da poco regolato i conti con la casa madre sovietica, fallito il compromesso storico si è rinserrato nella difesa della sua identità proprio ora che il Paese è in viaggio, travolto da un cambiamento epocale.

Il terziario spodesta l’industria, si affacciano i primi cauti segni della rivoluzione tecnologica che esploderà a fine secolo, la piccola impresa traina l’Italia. I socialisti puntano alla società aperta, non ideologizzata, ‘meriti e bisogni’, e si avvalgono nelle pratiche di governo di prestigiosi intellettuali che interpretano le ragioni di un’Italia nuova.

La partita finale si gioca già nel febbraio 1984. Il 14 febbraio viene varato il decreto che taglia di tre punti la scala mobile e blocca prezzi e tariffe. Ci sono gli studi del professor Tarantelli dietro al decreto, verrà ucciso per questo dalle Brigate Rosse. Il 18 febbraio viene firmata la revisione dei Patti Lateranensi. Il 21 febbraio il Comitato Centrale del PCI dichiara guerra al decreto.

Due cieli. Due sinistre, due visioni, due strategie, un’aria mefitica. La rottura è così profonda che ricorda i giorni in cui nacque il primo centrosinistra. Non c’è pareggio, ciascuno gioca il tutto per tutto.

Il referendum segnerà la sconfitta netta del PCI e la vittoria dei riformisti. La prima volta. Un’impresa che aprirà al governo le porte di un convinto rispetto internazionale. A sancire il prestigio dell’Italia nel mondo arriveranno poi i fatti di Sigonella e l’ingresso nel G7.

Sarà, quel governo, l’ultimo esecutivo autorevole della prima repubblica. Le decisioni prese, un’arma a due tagli: la crescita italiana fino a diventare la quinta potenza mondiale, e probabilmente il seme che condurrà Craxi sulla via della fine. Io stavo dalla sua parte, ne ero orgoglioso.