E’ giallo sulle condizioni del presidente iraniano Ebrahim Raisi, coinvolto nelle scorse ore in un incidente mentre si trovava a bordo di un elicottero. Per la tv israeliana che cita fonti occidentali, il presidente non è sopravvissuto allo schianto. Fonti iraniane non confermano l’accaduto mentre sono in corso le ricerche da parte dei soccorritori.

Se dovesse aver perso la vita nell’incidente di oggi, la guida del governo passerebbe al suo vice, Mohammad Mokhber, e dovrebbero essere indette nuove elezioni entro i prossimi 50 giorni.

Chi è Raisi, ottavo presidente dell’Iran

Lo scorso 18 giugno 2021 Ebrahim Raisi, 64 anni, venne eletto presidente della Repubblica Islamica con il 62% dei voti. Forte dell’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, Raisi trionfò nelle elezioni che registrarono una affluenza al voto inferiore al 50%, per l’esattezza 48,8%, dato più basso registrato in Iran. Mancava poco più di un anno all’episodio chiave degli ultimi tempi: l’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne iraniana di origine curda massacrata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo. Morì il 16 settembre 2022.

Per Israele “è un macellaio”

Raisi all’epoca promise l’impegno a tutti i costi da parte del nuovo governo per risolvere i problemi del Paese e in particolare i problemi del popolo. Era invece l’inizio di una nuova repressione.  L’elezione venne così commentata da Israele: “Dopo che il Leader Supremo ha effettivamente dettato al pubblico iraniano chi poteva scegliere, meno del 50% dei cittadini iraniani aventi diritto al voto ha eletto il suo presidente più estremista fino ad oggi”. Raisi è stato definito come “il macellaio di Teheran denunciato dalla Comunità internazionale per il suo ruolo diretto nelle esecuzioni extra giudiziali di oltre 30mila persone“.

Favorito alla successione di Ali Khamenei

Nato il 14 dicembre 1960 a Mashhad, città santa sciita nel nord-est dell’Iran, in una famiglia religiosa, Raisi perde il padre all’età di 5 anni. Dopo gli studi religiosi, consegue la laurea in diritto islamico all’Università Motahari, a Teheran, e prima di assumere la guida della presidenza lavora come procuratore. Da giovane è stato uno dei rivoluzionari dell’ayatollah Ruollah Khomeini, il padre della rivoluzione iraniana del 1979.

Sposato con la figlia del leader della preghiera del venerdì di Mashhad e del santuario dell’Imam Reza, Raisi è considerato un politico intransigente dagli analisti, che lo proiettavano come favorito per succedere alla guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei.

L’attacco del 7 ottobre di Hamas e i missili iraniani su Israele

Negli ultimi mesi, Raisi ha sostenuto Hamas fin dall’inizio della guerra contro il nemico Israele nella Striscia di Gaza, partita dopo la carneficina del 7 ottobre nei kibbutz. Poi il 13 aprile scorso ha salutato con favore l’attacco senza precedenti lanciato dall’Iran contro Israele: circa 350 tra droni e missili, la maggior parte dei quali sono stati intercettati con l’aiuto degli Stati Uniti e di numerosi altri Paesi alleati.

Redazione

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