Ergastolo con isolamento diurno di un anno per Tony Essobdi Badre, l’italo-marocchino, oggi 27enne, che il 27 gennaio del 2019, armato di un manico della scopa, ha ucciso di botte il piccolo Giuseppe Dorice, 7 anni, e ridotto quasi in fin di vita la sorellina di un anno più grande. Questa la sentenza della terza Corte di Assise del Tribunale di Napoli presieduta dal presidente Lucia La Posta.

Le violenze andarono in scena nella tarda mattinata di domenica in un appartamento di Cardito, in provincia di Napoli, dove Badre viveva con la compagna e i tre figli di quest’ultima. Proprio la madre dei piccoli, Valentina Casa, 31 anni, è stata condannata a sei anni di reclusione per maltrattamenti: la Procura di Napoli Nord, rappresentata dai sostituti procuratori Paola Izzo e Fabio Izzo, chiedeva anche per lei l’ergastolo. Al patrigno è stato contestato l’omicidio volontario di Giuseppe e il tentato omicidio della sorellina, oltre ai maltrattamenti in famiglia aggravati dalla crudeltà e dai futili motivi, dalla minorata difesa e dall’abuso delle relazioni domestiche.

Valentina Casa rispondeva di comportamento omissivo perché – secondo l’ipotesi accusatoria – “non interveniva a fermare la furia omicida del compagno, non invocava l’aiuto dei vicini, non contattava i servizi di emergenza delle forze dell’ordine  ma provava invece a ripulire il sangue uscito dalle ferite dei figli con dei teli lasciati in bagno, occultava all’interno della pattumiera le ciocche di capelli strappate dal compagno alla figlia e, all’atto di intervento degli operanti, non riferiva immediatamente che Tony era stato l’autore di quello scempio, negava piuttosto la violenza già perpetrata all’indirizzo dei bambini”. La sentenza è arrivata dopo circa 5 ore di camera di consiglio.

IL RAPTUS – “Un raptus di follia, mi si è spento il cervello… ma non volevo ammazzarlo”. Ha provato a giustificarsi così il 27enne nel corso delle precedenti udienze del processo di primo grado. “Mi sono messo nel letto per rilassarmi un po’… verso le 8 e qualcosa, sentii che (i bambini, ndr) saltavano sul letto … mi è venuto un raptus di follia, mi si è spento il cervello, e li picchiai… ma non ho mai voluto ammazzarli”.

IL RACCONTO DELLA MADRE – A parlare nelle precedenti udienze è stata anche la madre dei tre bambini vittime delle violenze del compagno. Nel descrivere la mattinata dell’orrore (era domenica, ndr) vissuta nell’appartamento di Cardito: “Non si fermava più… buttava mazzate e mentre picchiava i bambini le mazze si sono spezzate… In quel momento sembrava un diavolo… picchiava i bambini anche quando sono caduti…”. La stessa 31enne ha poi riferito di aver subito violenze: “Mi ha tirato i capelli e mi ha dato un morso dietro i capelli”.

IL RACCONTO DELLA SORELLINA – Nel corso di una udienza del 30 ottobre 2019, l’agente della Questura di Napoli, intervenuto nell’ospedale pediatrico Santobono in quei drammatici giorni, ricorda l’incontro con la sorellina di Giuseppe, più grande di un anno, miracolosamente sopravvissuta alle violenze del compagno della madre. “Una scena raccapricciante, la bimba era totalmente sfigurata dalle botte, aveva lividi ovunque e faceva fatica anche a vedere”. Le parole della piccola al poliziotto sono state sin da subito chiare: “Dovete portate in prigione mio padre (il patrigno, ndr), la sera beve la birra e ci picchia, e mamma deve chiamare i carabinieri”.

MAESTRE SOSPESE – In questa terribile vicenda lo scorso settembre sono state prima prima sospese (dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), poi indagate per omessa denuncia due maestre e la dirigente scolastica della scuola elementare nel Napoletano frequentata dai due bambini. Nonostante lividi e tumefazioni che il piccolo Giuseppe e la sorellina avevano quando si presentava in classe, sia le maestre che la preside non avrebbero sollecitato l’intervento dei servizio sociali o quantomeno chiesto chiarimenti alla madre del piccolo.

Redazione

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