Basta una delle sequenze di apertura, sulle note di una cover di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana per mostrare al pubblico di che pasta è fatto Black Widow, al cinema dal 7 luglio, film dedicato alle origini, al passato e all’approfondimento di una supereroina Marvel, la Natasha Romanoff interpretata magistralmente da Scarlett Johansson. Ancora la piangiamo, quasi quanto Iron Man, a distanza di due anni da Avengers Endgame, capitolo finale della saga degli Avengers, i vendicatori del Marvel Cinematic Universe che l’ha vista sacrificarsi per, letteralmente, la salvezza dell’umanità tutta.

Per chi fosse a digiuno di supereroi Marvel o avesse bisogno di un breve ripasso, Vedova Nera è una donna che si potrebbe definire una macchina da guerra, una spia diventata tale dopo un feroce addestramento sin dall’infanzia, ad opera di un cattivo tra i cattivi, Dreykov (Ray Winstone), e una perpetuata violenza fisica e mentale. In Black Widow, film attesissimo e finalmente pronto a riempire i vuoti di un percorso difficile, quello di Natasha, che è stato solo accennato durante i vari capitoli della storia dei supereroi Marvel, la ritroviamo in due momenti fondamentali per conoscerla meglio: l’infanzia con la famiglia “adottiva” e il periodo di isolamento che inizia dalla fine di Captain America Civil war, cioè all’epoca della temporanea scissione degli Avengers in due team, quello fedele a Captain America e quello più vicino ad Iron Man (Robert Downey Jr).

In una conferenza mondiale, ad illustrare il percorso con questo attesissimo film, la regista Cate Shortland, la protagonista Scarlett Johansson, il presidente di Marvel Studios Kevin Feige e le new entry all’interno dell’universo Marvel: Rachel Weisz (Melina), Florence Pugh (Yelena) e David Harbour (Red Guardian). A rompere il ghiaccio la regista Shortland, il cui tocco rende il film dinamico e doloroso, divertente e struggente: «Fin da quando abbiamo iniziato a concepire il film, sapevamo che avremmo voluto parlare di due cose: di chi è Natasha come individuo e cosa le è successo. All’inizio del film la ritroviamo completamente sola – racconta – poi volevo che fosse anche un film divertente, come una montagna russa, esilarante e allo stesso tempo crudo e che questi due elementi si fondessero bene insieme. Abbiamo sempre messo al centro della narrazione Natasha ma assicurandoci che i traumi del suo passato non demoralizzassero troppo i toni del film».

Con Black Widow scopriamo senza neanche troppi misteri che nel passato di Natasha ci sono molte ombre, decisioni poco felici, ma il film non ha paura di mostrarle e di allontanarsi da quella netta distinzione tra bene e male che caratterizza i film supereroistici. Pensato molto tempo fa e realizzato quasi fuori tempo massimo, il film è diventato concreto solo negli ultimi anni, lo dice la stessa Johansson: «Abbiamo iniziato a parlare seriamente della possibilità di girare il film durante le riprese di Avengers: Infinity War (2018). Sapevamo già quale sarebbe stata la fine di Natasha e volevamo assicurarci che ci arrivasse più risolta, che a quella scelta ci arrivasse in maniera attiva. In questo film Natasha deve risolvere il trauma del suo passato e andare avanti nella sua vita». Come già accennato, in tutti i film degli Avengers dove è presente Natasha Romanoff, non l’abbiamo mai veramente vista da sola anche se alcuni flashback o confidenze hanno rivelato qualcosa di più di lei in ogni capitolo.

Felice di questo spazio tutto per la sua Natasha, Scarlett Johansson commenta: «All’inizio del film troviamo Natasha completamente sola per la prima volta. È stata sempre parte di qualcosa di più grande, ora la ritroviamo fuori dal gioco. Improvvisamente una persona, che proviene dal suo passato, ha bisogno di lei e questo la destabilizza. Ma è bello vederla così». La persona in questione è sua “sorella” Yelena, sorella di famiglia fittizia, anche lei vedova nera di addestramento ma la cosa più vicina al senso di complicità familiare che la maggior parte di noi ha in mente. Ribadiamo che Black Widow riesce, in pieno stile Marvel a portare avanti sia i toni seri, dolorosi e solenni che i dialoghi esilaranti a cui ci hanno abituato i film prodotti da Kevin Feige. È Johansson, a svelare il segreto del suo personaggio: «Credo che Natasha abbia molta integrità. Non ha paura di ammettere quando ha torto. È accattivante per questo. È curiosa verso se stessa e gli altri e questo la mette in risalto».