Il Presidente del Parlamento Europeo Davide Sassoli è uno che parla poco, e quando lo fa, lo fa con chiarezza e competenza. All’indomani dell’esito elettorale nel Regno Unito in una intervista molto misurata e concreta, ha delineato ciò che significa quel verdetto elettorale rispetto al compimento della Brexit e alle sue conseguenze sulla Unione Europea.

La prima: la Brexit si farà, ed entro il 31 gennaio il Regno Unito è chiamato a ratificare l’accordo sul recesso che deve tutelare i diritti dei cittadini europei (settecentomila italiani) che vivono e lavorano nell’ UK e di quelli britannici che vivono e lavorano nella UE. E deve fare altre due cose : risolvere il problema del nuovo rapporto tra UK e Irlanda e pagare il contributo che il Regno Unito si è impegnato a versare al Bilancio Europeo, circa 40 miliardi. Poi si aprirà la fase del negoziato su ciò che i due coniugi divorziati vogliono fare insieme se vogliono e spero che vogliano fare delle cose insieme. L’ipotesi su cui si dovrà lavorare è un accordo di libero scambio senza dazi. Per noi europei sarà comunque imprescindibile difendere il nostro mercato interno, le sue regole, gli standard sociali, alimentari e sanitari che abbiamo conquistato.

Sarà un negoziato lungo e difficile, includerà cooperazioni scientifiche, accordi industriali diritti di pesca e tanti altri settori.
La Gran Bretagna sarà un Paese terzo quindi ci sarà da ripristinare visti e passaporti, cose che non avremmo voluto neanche immaginare. Ma sarà anche una fase gravida di opportunità per la UE : molte attività importanti sul piano imprenditoriale, scientifico, finanziario stanno lasciando la Gran Bretagna. E’ giusto che l’ Italia abbia una strategia, un piano, delle politiche di attrazione, penso alla realtà finanziaria di Milano e non solo. E poi ci sarà, c’è già, la grande opportunità politica di fare tesoro di questa dolorosa vicenda, di questo matrimonio andato male, per capire che l’ Unione Europea deve diventare finalmente un soggetto politico.

Che senso ha avuto, lasciar vivere il Regno Unito dentro la UE consentendogli una serie di deroghe: di non stare nella moneta unica, di non stare in Schengen, di ricevere indietro i due terzi del suo contributo al bilancio comunitario per decenni. Tante grazie e arrivederci. Non possiamo tenere insieme tutto, o quanto meno non possiamo tenere insieme tutto nello stallo, frenati da chi non vuole andare avanti. Con chi ci sta, bisogna mettere in campo un progetto di medio periodo di costruzione degli Stati Uniti d’Europa.