“Non credo che sia normale che un esame lo possano passare così poche persone, anche perché è un esame che tutti hanno studiato con così tanta foga. Non credo che sia giusto. Vi assicuro che non hanno passato l’esame persone che sono stra-studiose e stra-dedicate, che prendono sempre 30 o 30 e lode, che passano tutti gli esami: quindi non credo che non abbiamo studiato”. Con queste parole, mi si consenta, un po’ banali ma assai rivelatorie, una studentessa ha criticato, su Tik Tok, il verdetto emesso dal suo esaminatore, il professor Burioni, nei pre-test a risposta aperta (evviva, basta crocette) alla Facoltà di Medicina. Io peraltro non sono nemmeno un grandissimo estimatore di Burioni, a causa dell’eccesso di protagonismo che ne anima da troppo tempo il personaggio pubblico.

Ma al professore stavolta non solo do ragione; rivolgo anche un “grazie, bravo, Prof…!”. Vorrei spiegare alla studentessa, e a tutti quelli che la pensano superficialmente come lei, che gli esami non sono obbligazione di mezzo per cui basta aver studiato per vederselo riconoscere con un verdetto che sarebbe secondo lei normale solo se favorevole; sono un’obbligazione di risultato, che risente cioè dell’esito dell’esame sostenuto cui conduce l’aver studiato. Studiare è condizione necessaria, ma non sufficiente, a superare un esame, insomma. Non esiste il diritto all’esame facile, e Burioni fa solo il suo dovere, nell’essere esigente. Perché per diventare bravi bisogna ben conoscere e maneggiare la materia per cui ci si candida a diventare professionisti. E perché essere bocciati non è un affronto, ma un aiuto a migliorare, a diventare sempre più bravi e dunque più utili alla causa professionale che si intende servire. Può ben capitare che alunni di norma bravissimi incappino in insuccessi. Saperli gestire migliora quegli studenti.

In più, ahimè, sarebbe ora che iniziaste a capire che esiste un principio secondo cui una persona pagata per istruirvi ha a sua volta il dovere di pretendere da voi il massimo. È l’autorità di cui dovete rispettare il verdetto, anche se secondo voi eccessivamente severo. Ma non abituatevi al facile, come pare riveli la circostanza secondo cui gli studenti bocciati siano abituati ai 30 e lode (troppo facili gli altri esami, forse?). Il fatto che uno su due di voi non abbia saputo indicare come fare una diagnosi di influenza vi deve tenere lontani dalla pratica. Questa è serietà, professionale e verso la società che vi candidate a curare. E dovreste essere così pieni di personalità positiva da ammetterlo e pronunciare con ambizione la promessa che studierete meglio e la prossima volta supererete brillantemente l’esame da rifare, come peraltro lo stesso Burioni ha detto di essere convintissimo accadrà. Insomma, il professore vi ha solo fatto un favore, cari ragazzi. Vi ha posto davanti un ostacolo, che voi sicuramente supererete, ma non con la facilità che pretendete. Perché nella vita sarete chiamati non solo a superare difficoltà standard, ma anche complesse e complicate. Quanto preteso giustamente dal vostro professore farà di voi donne e uomini migliori, che altrimenti magari non sareste diventati. Buono studio.