Decisivi i voti del Terzo Polo
Calenda apre a Forza Italia, Milano crocevia dei moderati. La scommessa del partito di Berlusconi: riprendere la leadership della coalizione
Il leader di Azione non esclude un’alleanza con gli azzurri alle comunali del 2027.

Le aperture di Carlo Calenda verso un possibile dialogo con Forza Italia, in vista delle elezioni comunali milanesi del 2027, accendono ancora di più i riflettori su una strategia che gli azzurri stanno portando avanti con una chiara ambizione: riportare il centrodestra su posizioni più moderate e liberali, recuperando quella centralità che per anni ha caratterizzato il partito di Berlusconi. Il segretario di Azione, pur mantenendo una certa cautela, non solo non ha chiuso le porte, ma ha dato possibilità a un’intesa che potrebbe ridisegnare gli equilibri politici milanesi e perfino influenzare le dinamiche nazionali. Una prospettiva che trova terreno fertile proprio nella capitale economica del Paese, dove la politica ha sempre mostrato una storica, robusta propensione al pragmatismo e al riformismo.
Il progetto di riposizionamento
“È oggettivo che il prevalere di Lega e Fratelli d’Italia, in termini di consenso, ha portato molti elettori moderati – che avevano sempre votato Forza Italia – a scegliere il Terzo Polo nelle ultime tornate elettorali”, spiega Giulio Gallera, consigliere regionale ed esponente dell’area liberal di Forza Italia a Milano. “Abbiamo bisogno, quindi, di riportare l’asse dal ‘destracentro’ al ‘centrodestra’”. L’analisi di Gallera tocca il cuore della questione: negli anni del forte ruolo leghista e di Fratelli d’Italia, Forza Italia ha visto erodere il proprio bacino elettorale tradizionale, quello dei moderati e dei riformisti che oggi si riconoscono più facilmente nelle proposte del Terzo Polo che negli slogan della destra più marcata.
La strategia azzurra punta quindi a recuperare quegli elettori che “avevano votato Berlusconi e Forza Italia – ricordiamo che Forza Italia ha raggiunto il 35% per più di una tornata elettorale”. Una scommessa per “tornare a essere un elemento centrale nella politica italiana”, come sottolinea ancora Gallera.
Milano come laboratorio politico
Il capoluogo lombardo rappresenta il terreno ideale per sperimentare questo riposizionamento. “A Milano, se vogliamo vincere come coalizione, dobbiamo obbligatoriamente impostare uno schema che faccia prevalere il centro”, osserva Filippo Campiotti, che come ex segretario metropolitano di Italia Viva passato mesi fa a Forza Italia, esprime una visione d’insieme sul panorama riformista e sulle sue possibilità. “Qui fanno da ago della bilancia i voti del Terzo Polo e, se lo lasci dire da chi quei voti li conosce bene, non arriveranno se la coalizione mostrerà di non fidarsi della guida di questa anima centrista”.
Le parole di Campiotti, che conosce bene le dinamiche di quel mondo, sottolineano come Milano rappresenti un caso unico nel panorama politico italiano. La presenza di un elettorato moderato e pragmatico rende necessaria una strategia diversa rispetto ad altri contesti territoriali. “Forza Italia a Milano non sta solo tornando, ma sta guidando un nuovo corso”, conferma Andrea Ninzoli, milanese, dirigente nazionale dei giovani di Forza Italia. “Lo fa con pragmatismo, competenza e grazie a un’azione politica concreta avviata da Alessandro Sorte, che ha riattivato energie sopite e attratto nuove forze civiche”.
L’eredità storica e la sfida del pluralismo
Il progetto azzurro sembra voler recuperare una tradizione politica che affonda le radici nella storia repubblicana. “Sorte ha rilanciato un’idea che fu anche della prima DC postbellica: ‘Il centro come forza che guarda a destra senza complessi, ma senza mai smarrire sé stesso'”, spiega Ninzoli. “Forza Italia, con la sua storia europeista e liberale, non può essere fagocitata da toni radicali”. Questa visione si vuole tradotta in un approccio inclusivo che non teme le “contaminazioni”. “Chi ha un’identità solida non teme il confronto”, aggiunge il giovane dirigente azzurro. “L’area riformista del Terzo Polo, orfana di un contenitore vero, trova in Forza Italia non solo accoglienza, ma anche struttura e prospettiva”.
Il richiamo alla Democrazia cristiana non è di fisionomia politica, ma di ruolo. “Forza Italia nacque come contenitore plurale, come lo fu la Dc nei suoi anni migliori”, sottolinea Ninzoli. “Oggi questo pluralismo va ricostruito, aprendoci a mondi diversi ma compatibili con la nostra visione europea, civile, riformista”.
Valori e programmi
La proposta politica che emerge dai documenti degli esponenti azzurri si basa su alcuni pilastri chiari. Campiotti definisce Forza Italia “non il luogo di politiche prestabilite, ma di ragionamenti e analisi delle esigenze dei cittadini che non perdono mai di vista pochi valori chiari: la libertà, la dignità della persona, l’europeismo e l’atlantismo”. Gallera si spinge oltre, delineando un progetto ambizioso: “Il nostro obiettivo è partire da Milano, costruendo una compagine che esprima un candidato sindaco moderato non solo nel profilo, ma anche nel programma. Un programma che coinvolga non solo i partiti del centrodestra, ma anche i movimenti civici e i partiti dell’area riformista e persino progressista milanese”.
Le prospettive nazionali e il centrosinistra
L’esperimento milanese potrebbe avere riflessi più ampi. “Un percorso del genere potrebbe riflettersi anche a livello nazionale, con una Forza Italia che torna a essere il primo partito del centrodestra e con i nostri valori che diventano preminenti nell’azione di governo”, osserva Gallera. Ninzoli è ancora più esplicito: “Milano è sempre stata la città laboratorio d’Italia: da lì partì la stagione riformista di Craxi, lì si radicò la borghesia produttiva che guardava con fiducia alla politica, lì nacque Forza Italia nel 1994”.
Lecito chiedersi, qualora la svolta riuscisse, quali potrebbero essere i riflessi anche sul centrosinistra. “Sarà costretto a tornare a parlare di merito, di giovani, di imprese, di periferie reali”, afferma ancora Ninzoli. Per non perdere per strada gli elettori che Gallera individua ad esempio come “coloro che provengono dalla tradizione socialista, ma anche da quell’area riformista del Pd che non si riconosce oggi nell’ambientalismo talebano o nel costante contrasto allo sviluppo urbanistico e all’innovazione”.
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