«Il progresso è da sempre al centro delle nostre attività e il nuovo Advisory Board scientifico contribuirà a supportare ancor di più la nostra strategia, promuovendo approcci innovativi per affrontare le sfide più urgenti con cui siamo chiamati a confrontarci in ambito medico». Parola del professor Vincenzo Denaro, primario emerito di ortopedia e direttore scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico che ieri ha annunciato il nuovo Advisory Board scientifico.

Di cosa si occuperà questo nuovo Advisory Board scientifico?
«Si tratta di un organo consultivo di assoluto prestigio, composto da sei esperti di fama mondiale, tra cui anche il Premio Nobel per la Medicina Randy Wayne Schekman. Il supporto di questi luminari ci consentirà di ampliare l’impatto della nostra attività, integrando ricerca avanzata e cura del paziente».

In che modo puntate sulla ricerca?
«Con grande convinzione direi. In questi anni abbiamo fatto investimenti strategici in formazione, personale e tecnologie d’avanguardia, ma sempre mantenendo saldo un principio: l’innovazione deve essere al servizio della persona».

Cosa vi caratterizza in tal senso?
«L’integrazione fra attività clinica, innovazione scientifica e formazione universitaria. E la capacità di tradurre la ricerca in cura: non ci limitiamo a studiare una terapia, ma ci impegniamo affinché quella scoperta possa fare la differenza nella vita dei pazienti».

Quali sono le grandi innovazioni in ambito ortopedico?
«Riguardano innanzitutto la medicina sostitutiva. Oggi impiantiamo oltre 2.000 protesi articolari l’anno, con tecnologie robotiche che permettono interventi di estrema precisione su anche, ginocchia e spalle. Il robot non sostituisce il chirurgo, ma lo assiste, garantendo un’esecuzione più accurata, un minor trauma per i tessuti e una riabilitazione più rapida».

E la medicina rigenerativa?
«È la vera frontiera: le cellule staminali mesenchimali, ad esempio, hanno mostrato risultati straordinari nel rigenerare i dischi intervertebrali usurati, migliorando la mobilità e riducendo il dolore. E ora ci stiamo concentrando sulle vescicole extracellulari: frammenti prodotti dalla cellula che, iniettati nel disco, stimolano la rigenerazione. Un passo avanti enorme».

Quali invece le innovazioni direttamente dal laboratorio al letto del paziente?
«L’obiettivo è portare sempre più velocemente le scoperte scientifiche in corsia. Penso all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella diagnostica per immagini, che stiamo già applicando nella colonna vertebrale, ma anche alla chirurgia vertebrale navigata, che ci consente di operare con precisione millimetrica. La tecnologia diventa così parte integrante della cura. Ma non ci fermiamo qui: lavoriamo anche sull’irisina, un ormone prodotto dal muscolo durante l’attività fisica in grado di rigenerare le cartilagini, per sintetizzarla e usarla come farmaco. Un esempio di medicina traslazionale nel suo senso più alto».

E nel futuro, per così dire scientifico, della Fondazione cos’altro c’è?
«Abbiamo intrapreso nel 2022 il percorso per ottenere il riconoscimento come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) nella disciplina delle patologie dell’apparato locomotore, che speriamo di raggiungere presto»

Eleonora Tiribocchi

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