Che confusione
Caos taxi, il decreto è già annacquato ma Urso esulta: “Semplificato ogni procedura”

Che la situazione dei taxi introvabili in tutte le grandi città d’Italia sia divenuta insostenibile è ormai un dato incontrovertibile. E che a denunciarlo siano i vip non significa che è un servizio per ricchi, ma che – come per la spazzatura – il loro messaggio arriva di più. E nella Capitale si somma con la situazione se possibile ancor più indecente di metro e tram letteralmente fermi al capolinea. Di fronte a questa condizione atavica e mai riformata proprio a causa dello strapotere della categoria, il 10 ottobre ci sarà uno sciopero. Degli utenti? No, dei tassisti.
“Le strumentalizzazioni e le menzogne hanno le gambe corte. Noi scioperiamo perché – spiegano i sindacati – i governi di qualsiasi tipo (centrodestra, centrosinistra o tecnico) come hanno sempre fatto, subiscono una campagna stampa disgustosa. L’avvicinarsi delle Elezioni Europee invoglia il ‘Governo Meloni’ a darci in pasto all’opinione pubblica. L’articolo 3 del ‘Decreto Asset’ ne è un chiaro esempio. Le multinazionali, attraverso campagne di disinformazione, chiedono a gran voce altri tassisti da spremere, grazie anche ai collaborazionisti interni”. Perché la loro categoria sia potente e intoccabile lo ha spiegato bene ieri Aldo Cazzullo: “Sono rimasti tra i pochi a vivere in mezzo alla gente, a parlare con le persone, a far partire i passaparola. Possono bloccare le città; e possono veicolare idee, anche politiche. Meglio non toccarli. Con questa logica, però, abbiamo distrutto il servizio taxi”. “Vogliono essere i dominatori assoluti della città – ha detto Pippo Baudo – Non passano, non rispondono al telefono con i call center che sembrano fantasmi, per avere la certezza di un taxi bisogna chiamare almeno due ore prima. Davvero una situazione intollerabile”. La mancanza di taxi danneggia anche Federalberghi: “A Roma il problema è vergognoso – ha detto il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca – Il problema dei taxi è vergognoso, con le code alla stazione Termini di 200 metri di turisti che aspettano di raggiungere la loro destinazione. L’arrivo alla stazione è il biglietto di presentazione della città”.
Nel decreto Asset sono state introdotte delle modifiche al settore che, come sempre, sono state presentate dal ministro Urso come rivoluzionarie: “Con le norme sui taxi si creano condizioni favorevoli senza precedenti per il rilascio di nuove licenze da parte dei Comuni, necessarie soprattutto nelle aree metropolitane e nelle città sedi di aeroporti”, ha detto il ministro del Made in Italy. “Abbiamo semplificato ogni procedura anche per migliorare il lavoro dei tassisti: sarà più facile accedere all’utilizzo della seconda guida e al rilascio di licenze temporanee – dice Urso – Abbiamo, soprattutto, realizzato una corsia accelerata con i concorsi straordinari fino al 20% di licenze in più, che i Comuni potranno realizzare senza la necessità di chiedere ulteriori pareri, salvo la congruità del prezzo alla Autorità dei trasporti con il principio del silenzio assenso, in appena 15 giorni. Per favorire questo processo abbiamo predisposto che gli incentivi all’acquisto di auto ecologicamente sostenibili siano raddoppiati per coloro che hanno licenze taxi e Ncc: finalmente si sblocca nella giusta direzione una problematica che durava da oltre 15 anni”. Peccato che il decreto sia già stato annacquato. In particolare dal solito Maurizio Gasparri, che pur essendo in Forza Italia, per i tassisti come per i balneari, difende le categorie e non le liberalizzazioni, la concorrenza e il mercato. E così due emendamenti identici, primi firmatari Gasparri (Forza Italia) e De Priamo (FdI), hanno accolto una delle principali richieste avanzate dai sindacati dei taxi, cioè limitare a una sola per singolo operatore la licenza aggiuntiva che i Comuni possono concedere in via sperimentale, a carattere temporaneo o stagionale. I tassisti considerano infatti il cumulo senza limiti delle licenze temporanee una sorta di ‘cavallo di Troia’ per introdurre anche in Italia “modelli dove i lavoratori vengono sfruttati dalle multinazionali”. Lo stesso testo specifica che le licenze straordinarie possono essere rilasciate a fronte di “eccezionali flussi di presenze turistiche”, mentre la versione originaria faceva riferimento a flussi “superiori alla media stagionale”. Tutto questo perché “sennò entrano le multinazionali!”, solito mantra di Gasparri.
Il governo di centrodestra lascia agli enti locali governati a trattativa vera con i tassisti. Per Roma, dove le auto bianche sono circa 7.800 significa poter emettere fino a 1.500 nuove licenze, per Milano, dove i taxi sono 4.855, il limite massimo di licenze da emettere è 971. A fine giugno il comune di Roma ha introdotto, sull’esempio di Milano, la possibilità della «doppia guida» che consente l’utilizzo dello stesso veicolo da parte di più conducenti fino a un massimo di 20 ore. Ma le adesioni finora sono state un centinaio sui 7.800 taxi autorizzati nella Capitale. Un flop! Anche Aeroporti di Roma chiedeva spiegazioni per la mancanza di auto bianche ha risposto: “Come gestore aeroportuale garantiamo tutto il nostro impegno nella gestione degli accosti dei taxi, tuttavia la disponibilità di vetture taxi in aeroporto, come in città, dipende dalla volontà del singolo tassista di coprire il turno assegnato e definito”. “Le colpe di questi disagi non sono tutte le nostre, è il trasporto pubblico di massa che non funziona a Roma”, ha detto Loreno Bittarelli, presidente 3570 e dell’Unione Radiotaxi d’Italia.
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