Il campionato di Serie A “deve essere sospeso” perché “i protocolli che abbiamo sottoscritto parlano chiaro”. Non usa mezzi termini la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa che, intervenendo a ‘The Breakfast Club’ dopo i 14 tesserati positivi nel Genoa e il rischio concreto di uno stop alla massima serie, evidenzia come in realtà sia tutto già scritto.

“Quando c’è un numero di positivi così alto non si può che fermare il campionato — ha spiegato Zampa — . I positivi non sono in grado di giocare, e possono contagiare altre persone. Il protocollo è stato sottoscritto anche dalla Federazione Calcio. E nessuno al momento sta facendo pressioni su di noi”.

Per ora Lega Calcio e Federazione sembrano intenzionate a non fermarsi, anche se una decisione ufficiale arriverà soltanto oggi, quando arriveranno anche i risultati dei tamponi per calciatori e tesserati del Napoli, la squadra che domenica ha affrontato i liguri e che il 4 ottobre è attesa al big match contro la Juventus. Federcalcio e Lega puntano in particolare sulle normative della Uefa, che indicano come una partita si possa disputare se ci sono per ogni squadra almeno 13 giocatori disponibili, compreso un portiere.

Da Zampa un no netto anche alla richiesta della Conferenza delle Regioni di aprire al 25% del pubblico gli stadi: “Il comitato tecnico scientifico è radicalmente contrario alla presenza dei tifosi sugli spalti. Su questo si è già espresso”. Le parole di Zampa però si scontrano con quelle del ministro dello Sport, il grillino Vincenzo Spadafora, che solo ieri pur dicendosi “molto preoccupato” per la situazione dei contagi nel calcio, aveva anche sottolineato che al momento “non c’erano le condizioni per fermare la serie A”.

Dichiarazioni, quelle di Zampa, che hanno provocato un mezzo polverone e che hanno spinto il sottosegretario ad una parziale retromarcia: “I giocatori positivi al Covid-19 non possono giocare fino a quando non risulteranno negativi al tampone. Questo – ha chiarito in una nota – non significa che la serie A vada sospesa. Saranno la Figc e le società calcistiche a decidere sui destini del massimo campionato: se facendo recuperare le partite alle squadre che non potranno giocare o mettendo in campo eventuali riserve”.

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