Con i suoi venticinque chilometri di spiaggia e 10 di pineta, Castel Volturno potrebbe essere una perla della costa campana. L’abbandono, gli abusi edilizi, l’incuria, l’inquinamento, piagano da tempo immemore tratti di spiaggia libera che in alcuni punti resiste, 100 metri dopo è percorsa da torrenti inquinatissimi, 300 metri dopo ha un mare bellissimo e ancora più avanti è come rosicchiata dalle abitazioni abusive, costruite e poi abbandonate alla mercè delle intemperie. Poi ci sono le oasi dove i fenicotteri rosa tengono le zampe in acqua. Una costa davvero piena di paradossi e spesso vittima anche di pregiudizio. Il Riformista ha iniziato il suo viaggio sulle rive dell’Agnena arrivando fino a Lago Patria per conoscere lo stato di una delle coste più lunghe e suggestive della Campania, dove insistono le più lunghe spiagge libere del territorio e anche zone di grande interesse ambientale. Ma non tutti lo sanno.

Il punto dolente: la foce dell’Agnena, i Regi Lagni e il Fiume Volturno

Il viaggio inizia sulla foce dell’Agnena che da tempo immemore è marrone e maleodorante. Insieme ai Regi Lagni e alla foce del Fiume Volturno è un punto dolente della costa. “Le acque dell’Agnena sono torbide perché derivano da un errore della collettazione che non è avvenuto in modo corretto dalle città che stanno facendo defluire i loro scarichi, soprattutto quelli delle acque reflue umane, non presso i depuratori ma nei canali che poi confluiscono nei Regi lagni”, spiega Mariano Tescione, ambientalista e Segretario dell’Associazione Domizia, che da anni opera sul territorio in difesa dell’ambiente. Tescione ha guidato Il Riformista alla scoperta della costa di Castel Volturno.

In pratica si tratta di scarichi umani e da qui la terribile puzza che si sente appena ci sia avvicina. Tescione spiega che nonostante i finanziamenti quel problema non è mai stato risolto dai comuni più all’interno rispetto alla costa e quindi persiste come una piaga atavica. A questo si aggiungono anche gli scarichi degli allevamenti dei bovini. “A seconda del periodo e delle piogge si creano dei veri e propri ‘momenti’ legati alle strategie degli allevamenti – continua Tescione – quelli che sversano a ridosso dei canali, creano un grosso problema: la pioggia scioglie il letame che finisce nel canale che si inquina di più dopo la pioggia. Infatti dopo le grandi piogge invece di avere gli effetti positivi è l’opposto. Stessa cosa durante la notte, momento in cui avvengono gli sversamenti: La mattina l’acqua non fa in tempo a fare il giro e nel pomeriggio diventa sporca”. Stessa situazione per i Regi Lagni e la Foce del Volturno.

Il mare pulito a 300 metri dalle foci dei fiumi

La zona di Bagnara si trova a 300 metri dalla foce dell’Agnena. La spiaggia è lunga e larga, punteggiata da lidi privati inframezzati dalla spiaggia libera. La sabbia è pulita e l’acqua è limpida. Com’è possibile? “L’Arpac costantemente fa dei rilievi per controllare lo stato della balneabilità delle acque – spiega Tescione –  Sembra strano ma al di là di quello che potrebbe essere la torbidità dell’acqua, abbiamo quasi tutte le acque eccellenti, tranne 100 metri a destra e sinistra dei canali di scolo. Bagnara è a 300 metri, quindi distante dal punto dove le acque non sono eccellenti. Quindi non bisogna farsi ingannare dalla torbidità dell’acqua che a volte è anche solo la sabbia mossa dalle onde. Il tipo di inquinamento che insiste in questa zona non è industriale ma soprattutto l’escherichia coli da scarichi organici. Che si biodegradano molto più facilmente rispetto agli altri e hanno un altro tipo di gestione relativa al gioco delle correnti. Qui sono fondamentali perché favoriscono il deflusso e la depurazione naturali”.

L’impegno dei cittadini per preservare la costa che lo Stato ha abbandonato

“Il mare è ottimo tranne qualche negligenza dovuta alla Provincia, regione e via dicendo. Chi ci amministra dovrebbe fare la guerra contro chi ha negligenza nei confronti del fiume Agnena e Savona – dice Michele Tagliafierro, portavoce progetto ‘Le Dune di Bagnara’ – Da una parte ci sono i lidi privati super forniti e puliti, poi ci sono le spiagge libere di cui le nostre amministrazioni non si prendono cura. Per questo motivo ho lanciato ai miei colleghi degli stabilimenti balneari l’iniziativa di prenderci cura noi di questi spazi. Noi lo stiamo facendo a partire dalle dune. I cittadini si stanno rendendo conto che è importante non sporcare i luoghi e intanto portiamo avanti il nostro progetto di tutela delle dune per evitare la corrosione delle nostre coste. Mi occupo delle dune perché sono un freno all’effetto erosione. La vegetazione, creando un muro di radici che si infiltrano nella sabbia, protegge la costa ed è anche un effetto floreale bellissimo da vedere: ci sono margherite, gigli marini e tanti altri fiori”.

Attraverso l’associazione “Bagnara che vive”, Tagliafierro, si occupa delle dune che fino a qualche anno fa erano accumuli di rifiuti. “Ci occupiamo delle spiagge libere, delle dune come quella accanto al fiume Agnena, e le altre dune dove vanno a nidificare uccelli molto pregiati, molti dei quali in via di estinzione. Tranne qualche assessore di buona volontà che a volte si mette in prima linea ad aiutarci, il pubblico, devo dire a malincuore, è totalmente assente”.

La costa ‘a groviera’, tra case abbandonate e spazzatura in fiamme

Proseguendo in direzione Napoli la costa è punteggiata di ville bellissime dai giardini ben curati e cumuli di spazzatura dati alle fiamme nelle strade dove in tanti pedalano in bici. Lo scenario è davvero surreale. “A Destra Volturno c’è un tratto di costa con una serie di abitazioni abusive che non sono dei lidi o degli stabilimenti balneari, ma vere e proprie abitazioni costruite quando la costa era molto più arretrata – spiega Tescione – Il risultato è stato che il mare le ha totalmente mangiate. Poi la cannibalizzazione edilizia ha fatto il suo corso. Molte persone che non hanno i diritti o le condizioni per poter abitare queste ville in riva al mare, depredano e rendono inabitabili dei beni, togliendo pezzi a delle abitazioni integre per aggiustarne altre che invece sono fatiscenti, rendendole a loro volta fatiscenti. Questa è una zona a groviera: le case sono una sana e una rotta. Il tutto a meno di un chilometro da una zona perfettamente servita da lidi attrezzati, pulita ed accogliente per i turisti”.

A Castel Volturno la spiaggia preferita dalle tartarughe e l’oasi dei fenicotteri rosa

Sebbene i fiumi che finiscono a mare siano una vera e propria piaga, un gran numero di tartarughe negli ultimi anni sceglie le spiagge di Castel Volturno per depositare le uova. Domizia e altre associazioni che si occupano di tutela ambientale del territorio ne monitorano la deposizione e le mettono in salvo dal calpestio dei bagnanti. Susy Esposito con il suo ultraleggero dall’alto riesce a vederne l’arrivo e le segnala alle associazioni. “Questa costa è la più prolifica dal punto di vista delle deposizioni – spiega Tescione – L’anno scorso il litorale di Castel Volturno nei suoi 27 chilometri che insistono sulla zona di competenza del Comune ha raccolto ben 18 nidi di tartarughe, diventando il primo comune d’Italia e la zona più interessante per il ritrovamento e la tutela di queste specie. Cosa che non avviene in nessun altra zona del Mediterraneo”. E le tartarughe continuano ad arrivare e ad essere avvistate: le ultime il 22 giugno in prossimità del Lido Varca D’Oro.

Poi c’è l’Oasi dei Variconi: una riserva naturale particolarmente importante per la sua biodiversità e perché zona di transito per circa 200 specie di uccelli. “Per esempio i fenicotteri rosa vengono a sostare qui – continua Tescione – Per quanti paradossi si possano immaginare, questa zona è particolarmente rigogliosa dal punto di vista della biodiversità”.

Case distrutte e spiagge lunghissime

Il viaggio continua tra strade a tratti piene di spazzatura e tratti pulitissime. Tutto sembra lasciato al buon cuore dei cittadini e dei privati che se ne prendono cura. Anche nel centro cittadino continuano i paradossi: di fronte a palazzi ben curati ci sono gli scheletri di quel che resta di tempi d’oro. Un esempio è parco Saraceno: enormi palazzi con annessi servizi, bar ristoranti e negozi, completamente abbandonati. Di fronte c’era la Darsena: “Lì un tempo ormeggiavano bellissimi yacht dei turisti, ora una parte è stata ricoperta. Questi palazzi erano le residenze dei militari della NATO, poi usate per gli sfollati del bradisismo. Poi si è degradato in poco tempo”.

Il tempo in questi mega caseggiati sembra essersi fermato anni fa. Nella stessa situazione anche parte del Villaggio Coppola, davanti al quale c’è una bellissima spiaggia pubblica, Fontana Blu. Anche qui (quando è stato realizzato questo reportage il 13 giugno 2022, ndr) l’acqua è limpida e la spiaggia pulita. In alto nel cielo volano decine di kitesurf, alcuni ragazzi fanno surf cavalcando le onde e tante persone prendono il sole e si godono la bella spiaggia doppia e lunga. “Oggi la spiaggia è pulita perché ho saputo che la puliscono i parcheggiatori abusivi – dice un signore, frequentatore abituale della spiaggia libera – Il mare è pulito perché da questo lato gli scarichi non arrivano. A Lago Patria invece la situazione è peggiore e c’è puzza”.

Molte persone stese a prendere il sole raccontano che sono gli esercenti della zona che spesso si impegnano a tenere pulita la zona e la spiaggia. E tuttavia se ancora c’è qualche cittadino che non ripulisce la spiaggia, sono in tanti che invece hanno perso a cuore la pulizia. Qualcun altro dice che si sta bene ma che mancano docce e servizi igienici pubblici. “Su questa costa abbiamo tutto – dice una signora che sta per andare a farsi un bagno in pausa pranzo – Da qui vediamo Capri, Ischia, Pozzuoli, la spiaggia è bella e l’aria pulita. È una perla qua che se va rivalutata noi abbiamo il meglio del meglio, altro che Dubai, qua è più bello”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.