Caro Direttore,
la liberazione di Cecilia Sala è il frutto di una positiva convergenza di tre fattori:

a) i robusti legami di fiducia instaurati da Giorgia Meloni con gli Stati Uniti dove è considerata presidente del Consiglio affidabile a livello bipartisan, al di là delle note imprevedibilità del presidente eletto;
b) l’approccio pragmatico del governo e della diplomazia, sostenuto con spirito unitario dal Copasir e dalla sua presidenza sulla base della linea strategica illustrata dal sottosegretario Alfredo Mantovano;
c) last but not least, la professionalità dimostrata – anche in questo caso – dai nostri servizi di intelligence che meritano il plauso e la fiducia degli italiani.

La felice conclusione dell’arresto di Sala dimostra che sarebbe l’ora di smettere con due atteggiamenti ancora troppo diffusi tra i media e conseguentemente nell’opinione pubblica italiana. Da un lato potremmo tutti finirla con le pulsioni trasversali antiamericane che si agitano ancora in alcuni settori della sinistra e della destra dello schieramento politico. D’altra parte anche basta con le assurde e persistenti demonizzazioni dei servizi segreti italiani che sanno, invece, muoversi con grandi capacità strategiche e operative; senza il loro apporto prezioso la liberazione della giornalista non sarebbe stata possibile. Questa vicenda è un ulteriore occasione per confermare che l’Italia ha tutte le carte in regole per far parte della alleanza Five Eyes (FVEY). Mi auguro che le buone relazioni tra Meloni e Donald Trump possano favorire l’allargamento all’ Italia dell’alleanza di intelligence più importante del mondo.
Se non ora quando?