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Via al torneo europeo
Champions League, nuova formula e sorteggio dei gironi: ‘addio’ all’uguaglianza, ecco perché sentiremo ancora parlare di Superlega
La Champions League, trofeo più prestigioso al mondo del panorama calcistico, apre oggi alle 18 una nuova era con il sorteggio di Monaco dove per la prima volta saranno ammesse 36 squadre al tabellone principale in una formula nuovissima, inedita non solo per il torneo ma per tutto il calcio europeo. Sarà così per tutto il triennio 2024/27 (ovvero quello in cui sono validi gli attuali contratti televisivi: in Italia la si vede a pagamento su Sky e Amazon, in chiaro su Nove), ma si può star certi che già in corso d’opera sentiremo nuovamente parlare di Superlega e alternative volte a mettere in discussione lo status quo del calcio europeo.
Del resto il 21 dicembre 2023 una sentenza della Corte di Giustizia Europea ha detto che i club sono liberi di organizzarsi, se lo vogliono, ed anche se la UEFA da allora non ha fatto i passi richiesti (indicare chiaramente quali sono tempi e condizioni per eventuali uscite dal sistema) le istanze di chi vorrebbe un calcio meno federale e più integrato a livello europeo rimangono vive ed ora anche legalmente legittime e legittimate. Con questo scenario sullo sfondo ci apprestiamo ad entrare nella stagione in cui la prima fase non sarà più a gruppi distinti ma a girone unico, abbinando ogni club ad altri 8, con risultati che daranno vita ad una classifica complessiva, secondo due princìpi: il primo è che ogni squadra ne affronterà 2 per ciascuna delle 4 fasce di merito da 9 squadre l’una, il secondo che non ci saranno raggruppamenti egualitari (come accadeva fino ad un anno fa: gruppo da 4, tutte si incontrano in gare di andata e ritorno) ma ognuno avrà un percorso personalizzato con 8 avversarie da affrontare in 4 gare casalinghe e 4 trasferte. Per dire, Juve e Milan potrebbero beccare entrambe Real Madrid e Manchester City, ma magari una le affronterà in casa, l’altra in trasferta. Non una differenza da poco.
Inevitabilmente nuovo il sorteggio, che avverrà in due fasi. Nella prima (oggi alle 18) verranno estratte una alla volta le 36 squadre e poi sarà il computer a indicare quali saranno le 8 avversarie. Quindi ad esempio: prima estrazione “Real Madrid”, il nome dei campioni d’Europa sarà mostrato su uno schermo e il sistema informatico farà apparire una alla volta le avversarie degli spagnoli. Il calendario invece uscirà il 31 agosto, ovvero sabato, perché una volta abbinate le squadre andranno poi definite le gare in casa e in trasferta anche tenendo conto di stadi e logistica (un esempio su tutti: Inter e Milan ovviamente non possono giocare lo stesso turno in casa avendo lo stadio in comune). È una formula che da un lato porta il fascino della novità perché mai nel calcio europeo (nei campionati come le coppe) si era bypassato il concetto egualitario (stessi avversari e gare di andata e ritorno) per stilare una classifica. Ma è la stessa adrenalina di un appuntamento al buio: potrebbe svanire presto.
Ed allora andremo a scoprire se si tratterà di qualcosa di rivoluzionario in positivo o in negativo, apprezzando prima di tutto il fatto di poter vedere in campo 5 italiane: l’Inter campione d’Italia (fascia 1), il Milan, la Juventus e l’Atalanta (2) e il Bologna (4). Non era mai accaduto che così tante squadre di Serie A giocassero la Champions e questo è stato possibile grazie agli ottimi risultati dello scorso anno, con una postilla necessaria: quei risultati sono stati fatti prevalentemente in Europa League e Conference (i due tornei minori), da quest’anno non ci saranno retrocessioni dopo la prima fase e quindi ripetersi sarà più difficile. Come detto le nostre incontreranno due squadre per ogni fascia di merito, inoltre non potranno incontrarsi tra loro, quindi di fatto essere in fascia 1 o 4 cambierà nulla perché mentre un anno fa evitavi le squadre del tuo livello adesso invece ne trovi comunque 2 per fascia a prescindere. Il calendario europeo sarà molto affollato: si giocherà anche nel mese di gennaio, che il meteo lo voglia o meno. In tutto le coppe (considerando anche le due minori – Europa League e Conference – i cui sorteggi avverranno invece domani) prenderanno ben 10 turni infrasettimanali nella prima fase (anziché sei) perché l’Uefa oltre ad aver aumentato di 2 i turni totali (da 6 a 8) ha anche aggiunto due settimane di esclusività per le coppe minori. Il calendario del resto non era già abbastanza affollato, servivano più partite.
La seconda fase inizierà a febbraio. Le prime 8 classificate andranno direttamente agli ottavi, le 16 subito dietro (dal 9 al 24esimo posto) giocheranno un turno di qualificazione di andata e ritorno aggiuntivo. Il tabellone a differenza che in passato sarà tennistico, ovvero basato sui risultati del gruppo principale (la prima e la seconda alla fine delle 8 giornate del girone potranno quindi trovarsi sono in finale) evitando quindi che tutte le più forti (come accaduto nel 2023 favorendo il percorso dell’Inter verso la finale persa con il Manchester City) finiscano da una sola parte. Difficile dire quale sarà l’esito, se questo modello piacerà o meno. Un simulatore ha anticipato che dovrebbero essere sufficienti 9/10 punti (almeno 3 vittorie) per entrare nelle 24 qualificate e 15/16 (5 vittorie) per essere ai primi otto posti. Il massimo punteggio ovviamente è di 24 punti (vincendo tutte le 8 partite che assegnano 3 punti ciascuna).
Sicuramente vedremo un numero di partite con squadre più forti in campo: lo scorso anno le squadre erano 32 in 4 fasce da 8 ma le squadre di prima fascia non si incontravano perché venivano abbinate ad una squadra ciascuno degli altri livelli. Quest’anno invece ci saranno ben 9 partite che vedranno in campo le squadre di prima fascia. Da qui il livello più alto. Ma ci saranno anche gare 9 tra squadre di quarta fascia, metà delle quali un anno fa nemmeno avrebbe partecipato. Al contempo, peraltro, potrebbero aumentare le partite inutili soprattutto nel finale con squadre già eliminate in campo o almeno una delle due senza più possibilità di qualificazione, cosa che con il ripescaggio in Europa League delle terze si era quasi annullata negli ultimi anni. Due i punti di debolezza sicuri: la formula ha portato ad un allargamento delle qualificate (da 32 a 36) e quindi il livello medio delle partecipanti non si è alzato. L’altro è che – a differenza di quanto avrebbero voluto i club della Superlega – i risultati di quest’anno saranno come sempre ininfluenti per la qualificazione alla stagione 2025/26 (tranne per la vincente).
La Uefa, che è federazione di federazioni nazionali, ha mantenuto nelle competizioni domestiche la strada per la qualificazione dopo essersi vista respingere una proposta che andava in una direzione diversa. La stagione europea inizia con molti interrogativi legati alle novità, ma sarebbe sbagliato pensare che quanto accaduto nell’aprile del 2021 con la tentata scissione superleghista sia alle spalle. Nel futuro del calcio, come nella politica, una maggiore integrazione europea è auspicabile (forse inevitabile) non solo per i riflessi sportivi ma anche per quelli sociali e culturali. Per questo non si può non vedere con un certo interesse il possibile sviluppo ulteriore che le competizioni avranno, magari anche fuori dall’Uefa, perché va bene che noi abbiamo 5 squadre in Europa, ma oggi molti paesi, soprattutto ad Est, hanno una presenza puramente nominale, ed hanno perso il loro ruolo storico avuto fino a metà anni 90.
Città come Dublino, Amsterdam, Varsavia, Budapest per dirne alcune, non sono rappresentate nel torneo continentale e questo solo perché sono geograficamente in paesi che a differenza nostra non hanno un campionato che incassa un miliardo all’anno dai diritti tv. Ed allora se è vero come si dice spesso che a fare l’Europa sono stati l’Erasmus e Ryanair più di tante riforme del Parlamento di Bruxelles, è altrettanto vero che il calcio europeo oggi è appannaggio di pochi paesi (Inghilterra, Spagna, Germania quelle che hanno vinto la Champions nell’ultimo decennio, più l’Italia), con un divario economico finanziario tra grandi e piccole federazioni che cresce a dismisura e sembra portare a tutto tranne che una maggiore integrazione. In definitiva: ci divertiremo un sacco anche quest’anno, ma per arrivare ad un calcio europeo veramente inclusivo e rappresentativo di tutti i paesi bisognerà ad un certo punto interrogarsi realmente sul futuro.
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