Un incontro già definito storico quello avvenuto questa mattina tra Papa Francesco e il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, leader spirituale dell’Islam sciita. Il vertice avvenuto questa mattina nella città santa di Najaf, nel secondo giorno del viaggio del Pontefice nel Paese, segna uno spartiacque nella storia del dialogo tra cattolicesimo e islam.

L’incontro nell’umile casa di al-Sistani è stato progettato per mesi, con ogni dettaglio scrupolosamente discusso e negoziato tra l’ufficio dell’ayatollah e il Vaticano. La riunione a porte chiuse ha toccato le questioni che affliggono la minoranza cristiana irachena. Al-Sistani è una figura profondamente venerata nell’Iraq a maggioranza sciita e le sue opinioni su questioni religiose sono ritenute fondamentali dagli sciiti di tutto il mondo.

Secondo quanto fatto filtrare dal Vaticano, Papa Francesco ha ringraziato il massimo esponente religioso sciita iracheno per aver “alzato la voce in difesa dei più deboli”. Una nota diffusa dall’ufficio della massima autorità religiosa sciita irachena ha sottolineato inoltre che l’Ayatollah e il Pontefice argentino hanno parlato anche “della soppressione delle libertà fondamentali e dell’assenza di giustizia sociale, in particolare delle guerre, degli atti di violenza, degli embarghi economici e dello sfollamento di molti popoli nella nostra regione che soffrono, in particolare il popolo palestinese nei Territori occupati”. “Durante la visita di cortesia, durata circa quarantacinque minuti, – spiega in una nota il portavoce del Vaticano Matteo Bruni- il Santo Padre ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità”.

Una volta terminato l’incontro il Pontefice si è diretto verso Nassiriya per visitare Ur dei Caldei, una delle più antiche e importanti città sumeriche, per un incontro interreligioso: qui terrà il suo secondo discorso nel viaggio in Iraq.

CHI E’ AL SISTANI – L’Ayatollah sciita, 90 anni, ha un ruolo fondamentale non solo in ambito religioso. Al-Sistani è di fatto anche un leader intervenuto in maniera decisiva in diverse delle questioni più ‘calde’ nella storia recente dell’Iraq. Nel 2014, quando il potere dell’Isis nel Paese stava distruggendo la già fragile ‘democrazia’, emanò una fatwa con cui chiedeva di combattere lo Stato Islamico.

Ma l’impegno politico è riconosciuto ad al-Sistani anche in altre occasioni: nel 2005 si spese infatti per invitare gli iracheni a partecipare alle elezioni, le prime dopo l’invasione americana del Paese per deporre il regime sunnita di Saddam Hussein. Nel 2019 quindi, mentre il Paese era sconvolto da fortissime proteste antigovernative, intervenne spingendo alle dimissioni il primo ministro Adil Abdul Mahdi.

L’IMPORTANZA DELL’INCONTRO – L’incontro tra Papa Francesco e al-Sistani è considerato ‘storico’ in particolare per due ragioni: il vertice contiene infatti un implicito messaggio di pace in un Paese ancora oggi dilaniato da violenze interne, dovute alla presenza dell’Isis, e da una gravissima instabilità politica. 

L’importanza dell’incontro riguarda inoltre l’intera regione e in particolare l’ingombrante vicino, l’Iran, anch’esso a maggioranza sciita, che con la sua influenza vuole ‘manovrare’ gli affari interni iracheni. Al-Sistani notoriamente non è ‘amico’ dell’Iran e per questo l’incontro con Papa Francesco viene visto come il riconoscimento dell’Ayatollah come interlocutore del Vaticano con l’islam sciita, ‘sorpassando’ Ali Khamenei, Guida suprema iraniana, ovvero la massima autorità politica e religiosa del suo Paese.

Redazione

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