Messa alle strette dal suo partito, il Pd, ha scelto la figlia, avuta a 46 anni, alla politica. Un ruolo incompatibile quello di consigliera comunale se poi diventi mamma, secondo le logiche e la farraginosa burocrazia dem. Lo sa bene Francesca Dell’Aquila che da lunedì 15 gennaio ha lasciato lo scranno nel piccolo parlamentino amministrativo di Monza perché non le è stato concesso di partecipare alle sedute del consiglio comunale in smart working.

Dell’Aquila, avvocato e già assessore alla Cultura e all’Ambiente dal 2012 al 2017, era stata rieletta nelle amministrative del 2022 nelle coalizione del sindaco Paolo Pilotto. Il passo indietro arriva dopo le incomprensioni con il partito guidato, a livello nazionale, dalla segretaria Elly Schlein. Le difficoltà nascondo dopo la nascita della bambina, avvenuta a settembre 2023. “Fino all’ultimo periodo della gravidanza ho cercato di essere presente – ha spiegato la consigliera dimissionaria a MonzaToday – Tranne nei periodi in cui la gravidanza necessitava di particolare riposo e riguardo e, certificato medico alla mano, mi sono dovuta assentare”. Dopo la grande gioia per la nascita della bimba la consigliera monzese ha proseguito con la maternità obbligatoria che adesso, però, non ha voluto prorogare, “per rispetto dei cittadini e degli elettori”, precisa.

Francesca Dell’Aquila: la gravidanza e la richiesta di lavorare come in altre città

Da qui la richiesta al suo gruppo consiliare di presentare un ordine del giorno per richiedere la modifica del regolamento del consiglio e permettere alle mamme che allattano o hanno l’esigenza di stare con i figli, di poter partecipare alle sedute anche da remoto. Tutto inutile nonostante si tratti di provvedimenti “già adottati dalle amministrazioni di Torino, Genova e Vercelli. A Genova il provvedimento è stato adottato il mese scorso e prevede che durante il periodo di maternità, gravidanza a rischio o congedo parentale per paternità o maternità previsti dalla legge, i consiglieri possano comunque partecipare all’attività dell’aula e delle commissioni in videoconferenza”.

Le dimissioni della consigliera Dell’Aquila e l’attacco al Pd: “Da partito con segretaria donna mi aspetto altra sensibilità”

A Monza la burocrazia, secondo i dem, è più rognosa e la consigliera ha scelto di stare a casa con la figlioletta di appena 4 mesi. “Mi è stato spiegato che è necessario un intervento più lungo e complesso che necessita comunque la modifica del regolamento del consiglio comunale” denuncia dell’Aquila che a Repubblica confessa tutta la sua amarezza: “Sono rimasta delusa, mi aspettato più sensibilità da un partito che ha una leader donna, ma spero che la mia esperienza serva a qualcuno”. Adesso non esclude di lasciare il Partito democratico. “Non nego che la mia prima reazione è stata quella. Il Pd è stato lo stesso partito che ha ottenuto le modifiche a Torino Vercelli. E’ un puzzle con dei buchi. Alcuni tasselli ci sono, ma da una forza politica che ha una segreteria donna mi sarei aspettata una sensibilità diversa. Per il momento ho deciso di fermarmi sull’attività politica. Io non sono riuscita a beneficiarne, ma se alla fine obiettivo un futuro si centrerà per altre donne sarà andata bene così”.

A Dell’Aquila arriva la solidarietà di Italia Viva che attraverso il presidente della sezione di Monza, Bruno Tarallo, commenta: “Tutta la nostra solidarietà dalla comunità di Italia Viva Monza alla consigliera Francesca Dell’Aquila. E’ veramente triste constatare che la Presidenza del Consiglio Comunale (per altro presieduta da una donna) non sia in grado di garantire in tempi brevi una modifica al regolamento che consentirebbe ad una donna di avere garantiti i propri diritti. Ancora una volta è una donna a dovere pagare, a causa della maternità, le conseguenze di una burocrazia lenta come un bradipo quando la tecnologia è già disponibile da subito per fare quanto richiesto. Non stupisce – conclude Tarallo – che il PD non abbia accolto la richiesta della sua consigliera, perché ormai è un partito conservatore nei fatti, incapace di trasformare in azione la parità di diritti che proclama a gran voce. Se fossimo stati seduti in consiglio avremmo presentato noi la mozione con la procedura d’urgenza. Speriamo che qualche consigliere del PD abbia un minimo di capacità di autonomia almeno per farlo a proprio nome. Triste che la nostra città sia ancora politicamente così indietro”.

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