Per il ministro dell’Istruzione Valditara quella lettera contro il fascismo è stata “impropria”, gli è “dispiaciuto leggerla”. L’avevano letta tutti o quasi la lettera della Preside del Liceo Leonardo Da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, ispirata e scaturita dall’aggressione che si era consumata sabato scorso davanti al liceo Michelangiolo dello stesso capoluogo toscano. Parole di condanna al fascismo, perché quei sei ragazzi – tre maggiorenni e tre minorenni – facevano parte di Azione Studentesca. Sei contro due. La Procura di Firenze sta indagando.

“Cari studenti – aveva scritto la dirigente – in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose. Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee” .

Savino è diventata Preside del Leonardo Da Vinci nel settembre del 2021. Laureata in Filosofia, aveva studiato al liceo scientifico e all’Università di Firenze prima di abilitarsi all’insegnamento. Ha insegnato alla scuola primaria e vinto il concorso da dirigente. Ha diretto l’IC di Gambassi Terme e per otto anni l’IC Ghiberti di Firenze. Alla Leonardo da Vinci arrivava dopo dieci anni di direzione ma alla sua prima volta in una secondaria di II grado.

“Mi piacerebbe comunicare il fatto che per me è una grande comunità, non mi piace l’idea di una scuola azienda, ma di un istituto come grande comunità educante. La scuola statale pubblica offre varie opportunità di studio e di crescita e per questo è una scuola inclusiva di per sé. Ovviamente questo per me vale anche per un liceo che si presenta ed è considerato come una scuola selettiva. Nella mia idea il liceo non seleziona, bensì è una scuola che promuove l’impegno e la forza di chi ce la mette tutta e lo fa dopo aver garantito a ciascuno pari opportunità e condizioni per potersi impegnare”, raccontava in un’intervista a Leomagazine.

La lettera “messaggio sui fatti di via della Colonna” della dirigente era diventata virale ieri sui media nazionali. E proseguiva: “Siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato col suo nome, combattuto con le idee e la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene 100 anni fa ma non è andata così”.

Parole che non colpevolizzavano – degli aggressori erano stati diffusi sui social perfino le foto a volto scoperto -, che non incitavano ad alcuni tipo di violenza, che condannavano la violenza squadrista e fascista come fa la Costituzione. “Come non avere preoccupazioni in questo momento storico globale per il futuro di tutti noi? Il mio voleva essere un messaggio agli studenti affinché non fossero indifferenti a quanto accaduto a Firenze davanti al Liceo Michelangiolo. La peggior cosa è pensare che questi episodi non contino niente e che tutto sempre evolva verso più rosei orizzonti. La violenza politica è un pericolo e va sempre stigmatizzata”, aveva commentato Savino in un’intervista a Il Corriere della Sera.

Non dello stesso avviso il ministro. “È una lettera del tutto impropria, mi è dispiaciuto leggerla, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il nazismo o con il nazismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”, ha detto il ministro a Mattino 5.

Prima di oggi nessun membro del governo Meloni si era espresso sulle violenze al liceo Michelangiolo: nessuno fino a oggi, Valditara è stato il primo.

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