Letizia Moratti ha tanti volti e perfino tanti nomi: Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, vedova Moratti, è nata dall’unione tra la famiglia di imprenditori genovesi Brichetto e quella aristocratica lombarda degli Arnaboldi. Naturale pontiera tra mondi diversi, è politicamente trasversale: al volto della liberale conservatrice può unire quello della cattolica sociale, al volto della riformista sensibile ai valori della lotta partigiana unisce quello del sangue blu: è tanto amica di Giorgia Meloni quanto di Enrico Letta e Beppe Sala. E ogni volta che la si prova a inscatolare, ecco che sfugge.

Nel 1972 si laurea in Scienze Politiche all’Università degli studi di Milano, senza saper stare ferma. Unisce all’attività di studentessa anche quella di lavoratrice in diversi settori. E già che c’era, a 25 anni fonda la Gpa, società di brokeraggio assicurativo. Ma agli esami è brillante, si fa notare. Il docente Fausto Pocar la vuole come assistente di diritto comunitario. L’azienda di famiglia, legata al mondo delle assicurazioni, le offre invece un’occasione importante per muovere i primi passi nel mondo del lavoro e la giovane neolaureata è da lì che, effettivamente, comincia la sua ascesa professionale ed economica. In questi anni poi, decisivi anche per l’incontro con Gian Marco Moratti, suo futuro marito e appartenente alla nota famiglia di petrolieri (è fratello di Massimo Moratti), il futuro sindaco di Milano comincia a convincersi che l’indipendenza economica è fondamentale per una donna. Dirà: «Non sono mai stata femminista, ma penso che ci sia ancora da fare per vedere riconosciuto l’impegno delle donne. A mia figlia ho cercato di dare esempi e valori universali».

La futura coniuge Moratti ha frequentato da giovane il Collegio delle Fanciulle di Milano e i corsi di danza classica presso la scuola Carla Strauss di Milano, sotto la guida di Liliana Renzi. Un cognome che torna oggi, nella vita di Letizia: “Io la candiderei di corsa”, ha detto Matteo Renzi. Quando conosce Gian Marco Moratti lui ha già intrapreso gli incontri con gli avvocati per discutere la separazione legale da Lina Sotis. Letizia lo sposa, diventando quindi cognata di Massimo Moratti, già presidente dell’Inter, e di sua moglie Milly Moratti, ex consigliera comunale a Milano per la Lista Ferrante (di centro-sinistra) e sostenitrice di Giuliano Pisapia alle elezioni amministrative del 2011. Insieme con il marito, Letizia Moratti ha sostenuto attivamente la Comunità di San Patrignano fin dagli albori del progetto alla fine degli anni Settanta.

Il loro appoggio al lavoro, sia di Vincenzo Muccioli che del figlio Andrea, è stato determinante per lo sviluppo della Ong grazie alle cospicue donazioni fatte nel corso degli anni per quasi trecento milioni di euro. Dopo la morte del marito, parallelamente all’impegno per San Patrignano, Letizia Moratti dà corpo (e sostanza) allo slogan “Aiutiamoli a casa loro”. Diventa così motore (e presidente) della Fondazione E4Impact, dedita alla formazione di giovani africani affinché possano tornare nei loro Paesi da leader. È con la presidenza della Rai, assegnatale dal primo governo Berlusconi, che Letizia Moratti diventa il personaggio popolare che è diventato. La sua gestione, “pugno di ferro nel guanto di velluto”, punta al risanamento di bilancio basato su incentivi all’esodo dei dipendenti in eccesso, il recupero dei crediti e la creazione di un fondo immobiliare.

Tuttavia già nel novembre 1994, il consiglio d’amministrazione Rai da lei guidato rischiò la dissoluzione per via delle minacciate dimissioni di tre consiglieri, a seguito di controversie sulle nomine e sulle modalità di gestione dell’azienda: l’allora consigliere Rai Franco Cardini, centrodestra, giudicò che la gestione Moratti era segnata da troppi errori e da un “clima irrespirabile”. Messa alle spalle l’esperienza – non indimenticabile – alle prese con l’indomabile cavallo di viale Mazzini, Moratti guarda ai grandi network televisivi. Alla fine del 1998, e per un anno circa, diventa presidente e amministratrice delegata di News Corp Europe, società facente capo a Rupert Murdoch e proprietaria di Stream TV. Da navigata imprenditrice, differenzia il rischio. Nel 2000 entra nell’Advisory Board del gruppo Carlyle Europa. Sempre nello stesso anno, si affaccia anche in GoldenEgg, fondo d’investimento rivolto ad aziende attive nel settore di telecomunicazioni e multimedia. Contemporaneamente, sempre nel 2000, riceve anche la nomina di Ambasciatore delle Nazioni Unite contro la Droga ed il Crimine.

L’anno dopo però, arriva la nuova chiamata di Silvio Berlusconi. Era l’11 giugno 2001: Letizia Moratti viene nominata ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il suo mandato dura fino alla fine della Legislatura e durante i cinque anni, realizza due riforme molto importanti, una riguardante la scuola e un’altra il sistema universitario. Entrambe vengono comunemente indicate con il suo nome, pur riguardando cose specifiche differenti e circoscritte ciascuna al proprio ambito. Tra le cose positive, può vantare il merito di aver combattuto con buoni risultati l’abbandono e la dispersione scolastica, con misure giudicate di successo anche dagli avversari politici. Con la politica è ormai amore, una passione ereditata dal padre, partigiano bianco. Nel 2006 poi, la Casa delle Libertà, schieramento di Berlusconi, sceglie proprio l’ex ministro dell’Istruzione quale candidato sindaco per le elezioni comunali di Milano.

Lo scrutinio del 29 maggio del 2006 consegna le chiavi della città a Letizia Moratti, che diventa il primo sindaco donna della storia di Milano. L’ex presidente della Rai vince al primo turno, con il 52% dei voti. Prende voti dal centrodestra ma non solo. Sono trasversali da sempre in famiglia. Massimo Moratti, con una moglie di Rifondazione, a un certo punto pensa anche di inserire Che Guevara nella tessera degli abbonati dell’Inter. Gli spiegano che non si può fare. Milano consolida le sue fiere ma il bilancio Moratti è quello di una amministrazione senza infamia e senza lode, a giudicare dall’esito: Letizia si candida nuovamente sindaco nel 2011, ma a vincere è Giuliano Pisapia, candidato dal centro-sinistra.

Nel febbraio 2018 rimane vedova del marito. E bisogna attendere la crisi covid per rivederla in azione, chiamata a salvare la sanità lombarda dalla gestione Gallera. Sono anni in cui Letizia Moratti si vede sempre più spesso affiancata da due figure ancillari, che la seguono e la accompagnano, la curano e la consigliano: il patron di Radio Lombardia, Tiziano Mariani, e il rinomato pranoterapeuta Mario Azzoni, l’inventore della “biopsicotronica” capace a suo dire di profilare anima e corpo delle persone attraverso lo sguardo. I due consiglieri starebbero incoraggiando Letizia Moratti a scendere in campo, sfidando le incognite dell’avventura politica più incredibile di sempre: disconoscere il centrodestra e diventare la donna simbolo della rivincita del centrosinistra, attraverso una iniziale investitura del Terzo polo, in Lombardia. Una missione impossibile, forse. Ma la donna è tenace.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.