I segnali c’erano stati nelle scorse settimane, questa mattina è arrivata la conferma ufficiale. Letizia Moratti rompe col centrodestra e si dimette da vicepresidente della giunta in Lombardia e da assessore al Welfare, ruolo in cui era stata chiamata dal centrodestra per rimettere in carreggiata la sanità regionale in emergenza Covid, al posto di Giulio Gallera.

Moratti ha annunciato le dimissioni in una nota ufficiale in cui non le manda a dire all’attuale governatore lombardo, Attilio Fontana, con cui era venuto meno il rapporto di fiducia. “Per rispetto dei cittadini, con senso di responsabilità ed in considerazione del delicato momento socio-economico del Paese, ho atteso l’esito delle elezioni politiche e la formazione del nuovo Governo per rendere nota la mia posizione. Per questi motivi, e solo oggi, di fronte al venir meno del rapporto di fiducia con il presidente Attilio Fontana, annuncio la decisione di rimettere le deleghe di vicepresidente e di assessore al Welfare di Regione Lombardia”, le parole scelte dall’ormai ex vicepresidente per formalizzare lo strappo.

Moratti che punta, e non è un mistero, alla candidatura alla guida della Regione che tornerà alle urne nel 2023: non è chiaro se da sola o con l’appoggio di altri partiti, ma sicuramente non col centrodestra. E proprio contro la coalizione che guida la Lombardia e dallo scorso 25 settembre anche il Paese arrivano i messaggi più duri. L’occasione è per la scelta dell’esecutivo di Giorgia Meloni di reintegrare i sanitari No Vax, di fatto il primo atto di governo.

L’ormai ex assessore parla infatti delle sue dimissioni come di “un forte segnale rispetto alle lentezze e alle difficoltà nell’azione di questa Amministrazione, che a mio avviso non risponde più all’interesse dei cittadini lombardi. Una scelta di chiarezza di cui mi faccio pienamente carico, anche in considerazione dei provvedimenti contraddittori assunti in materia di lotta alla pandemia. Da una parte prendo positivamente atto che la linea da me stabilita per i cittadini lombardi è stata quella di seguire il parere degli esperti della Cabina di Regia lombarda che ho attivato sull’obbligo delle mascherine in ospedali e Rsa. Dall’altra, registro con preoccupazione la scelta di anticipare il reintegro dei medici e degli altri professionisti della sanità non vaccinati, il condono sulle multe ai no vax e la diversa sensibilità sull’importanza dei vaccini. Si tratta di tre esempi, emblematici di una diversa impostazione politica in questo ambito“.

Non si sono fatte attendere le decisioni del presidente Fontana, con cui i rapporti erano da tempo ai minimi storici dopo la mossa della stessa Moratti di creare una “rete civica” perché il governatore le avrebbe promesso, in occasione della sua chiamata in giunta, “l’impegno parallelo di un passaggio di testimone a fine legislatura“. Una promessa smentita dallo stesso presidente della Regione, che aveva quindi chiesto alla sua vice “un chiarimento netto e definitivo” sulla questione mentre dal Carroccio arrivavano direttamente le richieste di dimissioni.

Il governatore ha infatti proceduto a nominare per l’assessorato al Welfare Guido Bertolaso, “protagonista della campagna vaccinale in Lombardia e profondo conoscitore della macchina operativa della sanità lombarda“, sottolineando con astio che si stratta di una persona che “si occupa, senza distrazioni politiche, esclusivamente dei bisogni dei cittadini a partire dagli interventi sulle liste di attesa”.

Quanto alle dimissioni della Moratti, alle stoccate della sua ex vicepresidente Fontana risponde con altre critiche: “I dubbi che avevo espresso sul posizionamento politico di Letizia Moratti erano fondati. È chiaro che guarda verso sinistra e non da oggi. È sorprendente che l’assessore al Welfare dichiari oggi che l’azione della giunta non sia sufficiente. Ne fa parte da un anno e mezzo e non mi pare che abbia sollevato mai problemi”.

Sul caos del centrodestra non è un caso se il primo ad intervenire è Carlo Calenda. Il leader di Azione, che aveva avanzato la possibilità di una convergenza sul nome di Moratti per la guida della Lombardia, ha definito l’ormai ex vicepresidente della giunta “coraggiosa nel rassegnare le dimissioni dal pessimo governo di Attilio Fontana. Moratti ha svolto un ottimo lavoro nel corso della campagna vaccinale, che prima di allora era in un caos indegno per una grande Regione europea. Sono certo che in futuro potrà dare un contributo positivo nella politica regionale o nazionale“.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia