“Zia Maia”, per gli affiliati, “’A peccerella”, per la sua minuta statura, “mamma camorra” per gli investigatori napoletani, Maria Licciardi a 70 anni è ritenuta uno dei boss della camorra più pericolosi d’Italia. Da donna libera al vertice della potente Alleanza di Secondigliano, è stata bloccata intorno alle 5 del mattino all’aeroporto dello scalo romano perché destinataria di un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli guidata da Giovanni Melillo e sul quale si pronuncerà delle prossime ore il Gip del tribunale partenopeo.

Numerose le accuse nei suoi confronti, una storia e un arresto che ricordano molto Scianel, personaggio della serie Tv Gomorra, la terribile donna boss che si fida solo delle donne e della famiglia. Ed è a lei che si sono ispirati gli autori per la creazione del personaggio interpretato magistralmente da Cristina Donadio, come rivela Roberto Saviano sulle colonne del Corriere della Sera.

Sorella di Gennaro ‘a Scigna, boss a capo dell’omonimo clan stroncato nel 1994 da un’ernia ombelicale nel carcere di Voghera, Maria Licciardi, nata il 24 marzo del 1951, dopo il fermo avvenuto all’alba a Ciampino è stata trasferita nel carcere di Rebibbia a Roma in attesa della convalida del fermo che dovrebbe arrivare entro lunedì 9 agosto. Con lei si stavano imbarcando altre due persone. Stava andando a malaga dove da anni vive la figlia Regina con altri componenti della famiglia. Ed è proprio la famiglia che sembra essere stata la forza di Maria Licciardi per tutti questi anni.

Maria è la piccola di casa ma presto ha preso in mano la guida del clan. È sposata con Antonio Teghemie, detto “Tartufon” per la pelle scura, che secondo la ricostruzione di Saviano è sempre stato un principe consorte, un uomo che l’ha accompagnata nelle sue strategie ma non ha direttamente mai deciso nulla. È stata l’artefice dell’Alleanza di Secondigliano, un cartello nato negli anni ’90 che riuniva le famiglie Contini, Mallardo, i Licciardi, con un ruolo esterno dei Di Lauro e dei Lo Russo (con cui la Licciardi entrerà in conflitto). Rinsaldò quel legame con i matrimoni. Le sue tre sorelle Anna, Rita e Maria Aieta, hanno sposato i tre boss ai vertici del gruppo: Francesco Mallardo, Eduardo Contini e Patrizio Bosti.

Gli investigatori l’hanno inseguita per anni ma lei riusciva sempre a divincolarsi in tempo. Già nel 2019 sfuggì a un imponente blitz contro i clan dell’Alleanza e soprattutto contro la cosca dei Contini-Bosti che con i Mallardo e appunto i Licciardi formano la cupola di un’organizzazione camorristica che vanta al suo interno numerosi gruppi minori operativi in buona parte dei quartieri di Napoli e che storicamente si contrappone al clan Mazzarella, con il quale, negli ultimi anni, si sarebbe raggiunta una pax mafiosa in nome degli affari.

Ben 126 le misure cautelari emesse all’epoca dal Gip Roberto D’Auria nell’ambito dell’operazione Cartagena. All’appello mancava però proprio lei. “Maria Licciardi è irreperibile” commentò nel corso della conferenza stampa il procuratore Melillo. La donna, probabilmente grazie a una puntuale soffiata, riuscì ad abbandonare la sua abitazione ai piani alti di una palazzone nella Masseria Cardone a Secondigliano, periferia nord di Napoli, prima dell’arrivo dei carabinieri. Poche settimane dopo, mentre “zia Maria” era latitante, il tribunale del Riesame annullò tutto e la donna, ribattezzata anche ‘boss in gonnella‘, tornò a casa.

Licciardi è indagata per associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione di somme di denaro di provenienza illecita e turbativa del regolare svolgimento di un’asta giudiziaria, reati aggravati dalle modalità mafiose. Con gli altri due fratelli (Pietro e Vincenzo) detenuti, avrebbe assunto il comando dell’Alleanza da quando è stata scarcerata nel 2009 dopo aver scontato una condanna a otto anni, molti dei quali al 41 bis, per associazione di stampo mafioso: venne sorpresa nel gennaio del 1998 dalla polizia mentre viaggiava a bordo di una Nissan Micra con ben 300 milioni delle vecchie lire nascosti sotto al sedile. Per gli investigatori si trattava della prima delle due tranche promesse a Costantino Sarno, ex elemento apicale dell’Alleanza in procinto di passare dalla parte dello Stato. Nel corso dei mesi quest’ultimo ritratterà tutto mentre ‘a Piccerella finisce in carcere dopo circa due anni di latitanza e il relativo inserimento nella lista dei 30 criminali più ricercati d’Italia.

Tornata libera nel 2009, nel corso degli ultimi 12 anni è stata impresa ardua cristallizzare le numerose accuse nei suoi confronti emerse dalle parole dei collaboratori di giustizia e dalle indagini sul campo da parte delle forze dell’ordine, complicate dalle continue bonifiche di abitazioni, scooter e auto in uso all’organizzazione (volte a eliminare la presenza di dispositivi di intercettazione).

Adesso carabinieri e procura ci riprovano. Stando all’impianto accusatorio, Maria Licciardi ha progressivamente assunto la direzione della consorteria criminale, gestendo le attività illecite attraverso disposizioni impartite, anche durante incontri e summit riservati, ad affiliati con ruoli apicali e ai capizona ai quali erano affidate porzioni dell’area di influenza dell’organizzazione (Masseria Cardone, Don Guanella, Rione Berlingieri e Vasto).

Le investigazioni avrebbero anche evidenziato un’attenta gestione della cassa comune da parte della 70enne, che puntualmente provvedeva al sostegno delle famiglie degli affiliati detenuti, ciò anche per evitare pericolose defezioni collaborative. Sono state censite condotte di natura estorsiva, tra cui l’intervento in occasione di un’asta giudiziaria riguardante la vendita all’incanto di alcuni immobili ubicati a Secondigliano, e le minacce rivolte da Maria Licciardi nei confronti una donna ritenuta responsabile di aver sottratto un’ingente somma di denaro alla famiglia mafiosa.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.