“Ricordo che non moriva e mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano”. Con queste parole il 16enne che ha confessato l’omicidio di Chiara Gualzetti racconta gli ultimi istanti di vita della sua coetanea colpevole solo di essersi innamorata della persona sbagliata.

Il giovane ha raccontato ai giudici che Chiara era già caduta a terra sotto i colpi delle coltellate e lui ha iniziato a prenderla a calci e pugni. Ma lei non moriva. Lei aveva solo pochi mesi in più di lui. Attimi di follia pura che secondo il racconto del giovane sarebbero stati comandati da “una voce che sento dentro” e che sarebbe quella di Samael, il diavolo “con cui parlo da molto tempo” e che “ho visto, un uomo di fuoco”.

Ascoltato ancora dai giudici per la prima volta il ragazzo ha detto “mi dispiace per Chiara, sono confuso”, come riportato dal Corriere della Sera. Ha cercato gli occhi della madre, distrutta dal dolore per quella mattanza che non può spiegarsi. “Sono come in una bolla”, ha detto. “Mio figlio non ha mai fatto del male a nessuno, stavamo cercando di risolvere il problema degli scatti di rabbia”, ha detto agli inquirenti.

Anche la sorella è distrutta dal dolore. La famiglia del 16enne non ha preso parte alla fiaccolata che si è svolta nella serata di mercoledì 30 giugno per le vie di Monteveglio fino al luogo del delitto. Ha spiegato che la scelta non è stata dettata da indifferenza ma dal rispetto per la famiglia di Chiara e della loro immane sofferenza. In tanti hanno camminato e ricordato chiara con le candele tra le mani.

“Mi affido alla Giustizia, e la voglio”, ha detto tra le lacrime e il dolore Giusi, la mamma di Chiara. La famiglia Gualzetti si è affidata al legale Giovanni Annunziata, che non è disposto a credere alla “presunta follia” del ragazzo e chiede una “condanna proporzionata”. Intanto sono spuntate le immagini della telecamera che ha ripreso quel maledetto appuntamento alle 9.30 del mattino di domenica. Chiara che arriva sorridente e i due coetanei che si incamminano verso il bosco.

“Voltati ho un regalo per te”, le avrebbe detto lui. Poi ha sfilato dallo zainetto il coltello e ha iniziato a colpirla con violenza. Quando la prima ricostruzione degli investigatori lo ha inchiodato con le spalle al muro il giovane ha confessato. “Lo sapevo che prima o poi sareste arrivati a me”, ha detto.

Il fermo firmato poco dopo descrive la confessione come “ricostruzione inoppugnabile per coerenza interna e riscontri esterni”, ne parla come una storia “a dir poco raccapricciante, sia per i numerosi dettagli macabri e cruenti sia per la freddezza del racconto sia per il movente, che può apparire sotto certi aspetti incredibile e sotto altri estremamente inquietante”. Il giudice ha convalidato il fermo convinto che quel ragazzo potrebbe uccidere ancora.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.