Un’amica nella buona e nella cattiva sorte
Ciao Maria Giovanna, la penna brillante accusata di “craxismo” che smontò la “falsa rivoluzione”

Conobbi Maria Giovanna Maglie molto tempo fa e, dopo esserci perse per un qualche tempo, per alcune incomprensioni, avevamo ripreso a sentirci e a frequentarci negli ultimi anni. Accadde dopo uno dei tanti attacchi, al quale io intesi replicare con forza e con sdegno, che aveva subito nel corso della vita da alcuni suoi colleghi ben pensanti e di regime perennemente intenti ad arrogarsi il diritto alla verità assoluta ancor prima che quello di rilasciare patenti morali e di idoneità professionale.
Correva l’anno 2019 e Maria Giovanna, cresciuta professionalmente all’Unità, era “accusata” di “craxismo”: la vicinanza umana prima che politica con Bettino Craxi costitutiva una ragione per impedirle il rientro nella tv pubblica, quella Rai in cui pluralismo e professionalità dovrebbero essere la norma, non l’eccezione. Era quella una situazione paradossale, una delle tante che riguardano l’intera vicenda craxiana, che però ha ben testimoniato le ipocrisie di cui si nutre una certa intellighenzia nostrana e, al contempo, la personalità di cui era dotata Maria Giovanna.
Infatti, i tanti che hanno dimenticato i loro ascendenti o i loro passaggi nelle fila socialiste, fino ad abiurare o sbianchettare la propria storia, hanno potuto in questi decenni assurgere alla guida di posizioni di comando e a ruoli primari; chi invece, come la Maglie, con coerenza ancor prima che per fede, non ha rinnegato i suoi trascorsi vedeva preclusa ogni possibilità! Una doppia morale che sa tanto di opportunismo, un modus operandi al quale lei non intese mai sottostare. Maria Giovanna è stata un’amica nella buona e nella cattiva sorte. Non solo non rinnegò mai la sua amicizia con il leader socialista con cui intrattenne, anche e soprattutto nei tristi anni dell’esilio tunisino, un rapporto di stima e di amicizia (ricordo che era tra i non molti che continuò a scrivere e telefonare ad Hammamet), ma non smise mai di dire parole di verità sul biennio ’92-’94 e sugli effetti nefasti della “falsa rivoluzione”. Lealtà e coerenza con le proprie idee che con tutta evidenza le costarono a lungo incarichi e carriera, e che smentisce con i fatti la vulgata di comodo e di dileggio di quanti videro nel suo abbracciare, a suo modo, Craxi e i socialisti, una scelta di convenienza e opportunismo.
Chi ha avuto modo di conoscere questa professionista mossa da un grande fiuto, dotata di una penna brillante quanto incisiva, sa che la sua dote, non sempre amata ma apprezzabile, era la schiettezza, accompagnata da una durezza tipica di molte personalità forti e al contempo fragili. La politica internazionale, suo vero amore fin dagli esordi, e alla base del suo distacco da un PCI che si attardava in formule bizantine pur di non fare i conti con la storia, sembrava contrastare con la sua indole per la provocazione. Con la sua scomparsa, dopo una malattia lunga e dolorosa che ha affrontato con forza e dignità, perdiamo una personalità forte, segnata da grandi passioni. Personalmente voglio ricordare Maria Giovanna con quello sguardo profondo con il quale era solita scrutare i suoi interlocutori, con quell’entusiasmo contagioso, con quella voglia di futuro che trasudava dai suoi ragionamenti. Voglio ricordare però anche la donna, l’amica che ad Hammamet, nel ventennale della scomparsa di Craxi, commossa e in preda ad uno slancio di ottimismo, mi disse che avevo raggiunto il compito che mi ero prefissata, di essere riuscita a prendere per la coda la rabbia che avevo dentro. Sono parole che mai potrò dimenticare. Ciao, Maria Giovanna!
© Riproduzione riservata