La guerra in Ucraina in un mese è diventata una enorme tragedia umanitaria, soprattutto per i bambini. Spesso arrivano in Italia con le mamme, altre volte queste ultime impossibilitate a partire con loro, li affidano a parenti o amici che possano aiutarli nella difficile fuga, altri ancora viaggiano completamente da soli. Poi c’è la tragedia degli orfani, quei bimbi che si sono trovati improvvisamente a dover affrontare la guerra senza mamma e papà. Storie tremende che stringono il cuore e che stanno spingendo tante famiglie italiane a rendersi disponibili ad aiutarli. Come fare?

Come aiutare i minori non accompagnati?

Recentemente il Viminale ha stilato un piano di accoglienza per i minori con particolare attenzione a chi arriva non accompagnato. Si stima che in Italia siano già arrivati circa 30mila bambini, non tutti accompagnati. Per questo motivo c’è bisogno di mettere in campo qualsiasi azione per tutelare i loro diritti e impedire che questi piccoli diventino vittime di abusi. Bisogna anche tutelare i genitori di chi è costretto a mandare in Italia il figlio da solo e teme che possa finire nelle maglie dell’adozione. A questi ultimi bisogna garantire che certamente riabbracceranno i loro figli e le famiglie potranno riunificarsi.

La regola sin dall’inizio della crisi vuole che tutti i minori arrivati in Italia vengano senza almeno un genitore o senza un documento che legalmente riconosca nell’adulto che lo accompagna il suo tutore legale va denunciato in questura e passare dall’iter del tribunale dei minori per la nomina di un tutore legale. Che potrà essere anche lo stesso familiare o adulto con cui è arrivato in Italia ma solo dopo che sarà accertata la sua identità e il legame che lo unisce al minore. “Ad esempio un minore accompagnato da una zia, da una nonna o dal direttore dell’istituto dove erano accolti che non possono dimostrare di esserne legalmente responsabili per la legge italiana”, recita il piano per l’accoglienza.

Regola finora quasi ignorata visto che il numero dei minori non accompagnati ufficialmente registrato dal censimento del Viminale non arriva a 400 a fronte di 25.000 bambini già in Italia, diverse migliaia dei quali senza almeno un genitore. Il piano firmato dalla prefetta Ferrandino dispone dunque le linee guida per la gestione dell’accoglienza dei minori non accompagnati e impone a “chiunque sia a conoscenza dell’ingresso o della presenza di un minore non accompagnato di segnalare la presenza alla questura che informerà la Procura dei minori, il Tribunale dei minori, i Comuni e i Servizi sociali”.

A questo punto scatta la non semplice verifica dell’identità e dell’età del minore con l’inserimento nell’apposita banca data (il Sistema informativo minori) per la presa in carico. Nell’attesa della nomina del tutore legale, le funzioni andranno al rappresentante legale della struttura di accoglienza o della famiglia in cui il minore ha trovato ospitalità.

Una famiglia italiana può ospitare un minore non accompagnato?

Un cittadino italiano non può ospitare un bimbo arrivato da solo nell’immediatezza e senza passare per tutto l’iter Questura-Tribunale per i Minorenni. Gli affidamenti diretti da parte dei servizi sociali non sono ammessi e, visto il rischio tratta o di abusi che sempre si presenta in situazioni come questa, l’iter per gli affidi che preludono alle adozioni internazionali per i piccoli profughi ucraini, non verrà avviato per una sorta di moratoria. Anche chi non è con i genitori in Italia ha probabilmente familiari rimasti in Ucraina che li hanno allontanati per metterli in salvo ma che vogliono riaverli prima possibile. Ovviamente non entreranno affatto nel circuito dell’affidamento o dell’adozione. A questi minori – specifica il piano – “non è applicabile la procedura di affido familiare diretto da parte dei servizi sociali”. I bambini verranno affidati dal tribunale dei minori a tutori volontari o, in assenza di questa figura, a un tutore istituzionale. Dunque non c’è possibilità di ottenere un affido propriamente detto. Ci si può però offrire come tutore volontario.

Cosa vuol dire diventare tutore legale di un bambino’

A tutti i profughi minori ucraini senza un genitore il Tribunale dei minori nominerà un tutore legale. Se gli adulti di riferimento non saranno ritenuti affidabili, i tribunali sceglieranno negli elenchi dei tutori volontari, creati alcuni anni fa per aiutare i piccoli migranti giunti da soli con i flussi dall’Africa o che hanno perso i genitori. Chiunque abbia i requisiti di moralità si può iscrivere all’albo e offrire la disponibilità ad assumere la tutela del minore che non prevede la coabitazione ma l’accompagnamento del minore nel suo percorso italiano. Se si vuole anche ospitare il minore di cui si ha tutela naturalmente lo si può fare ma in determinate condizioni e previa autorizzazioni.

E, da parte dei tribunali dei minorenni parte l’invito ai cittadini ad iscriversi agli albi dei tutori volontari, creati già da qualche anno per l’assistenza dei minori migranti arrivati in Italia con i flussi dall’Africa. Una tutela legale che non ha nulla a che vedere con l’affido anche solo temporaneo del minore.

Come fare a ospitare un bambino ucraino con la sua mamma?

Se si vuole ospitare un bambino insieme alla sua mamma bisogna rivolgersi ad un ente del Terzo Settore, un’associazione di volontariato, un ente religioso, dalla Caritas all’Arci a Sant’Egidio e chiedere di essere inseriti nella rete delle famiglie che ospitano. L’associazione verificherà che chi offre ospitalità abbia tutti i requisiti di serietà e che le condizioni dell’alloggio e i tempi della disponibilità siano adeguati e invierà le persone da ospitare facendosi carico però di tutti i servizi che vengono normalmente offerti in un centro di accoglienza, dal pocket money alla spesa, dalla mediazione linguistica alla spesa. L’associazione stessa concorderà con la famiglia ospitante un contributo per le spese sostenute.

Come aiutare i profughi Ucraini?

Moltissime sono le raccolte e le donazioni in atto. Il consiglio è solo di affidarsi a quelle degli enti certificati, soprattutto quelle che si occupano di minori come Unicef, Save the children e Unhcr. Ma si può anche consultare la piattaforma “Offro aiuto” attiva sul sito del dipartimento della Protezione civile su cui vengono coordinate le offerte e le richieste di aiuto a seconda che provengano da privati, aziende o enti sociali.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.