Europa
Commissione UE, i socialisti giocano al rialzo, la vera insidia per Fitto sono verdi e liberali

Tattica ma non solo. Anche perché dietro i socialisti, che stanno dando l’impressione di agitarsi, si sta consumando il vero braccio di ferro sul nome di Raffaele Fitto. Quello che, nei fatti, si è aggiunto ai diversi ostacoli che hanno portato allo slittamento dell’annuncio della nuova Commissione europea. Chi segue da vicino le trattative a Bruxelles assicura che il gioco di forza lo portano avanti verdi e liberali, mentre il gruppo S&D fa la voce grossa solo per provare a ritagliarsi maggiore spazio nella prossima squadra. «Niente di preoccupante, sono solo toni duri di facciata per giocare al rialzo. Alla fine il sostegno a Fitto non dovrebbe mancare», viene garantito dagli ambienti di Fratelli d’Italia.
A destare preoccupazione è invece l’atteggiamento della galassia green e di Renew Europe. La spiegazione sta tutta nel motivo delle barricate: non si tratta di una melina per cercare di uscire rafforzati, ma siamo di fronte a un «no» che suona come una sorta di veto. Nulla di personale nei confronti dell’Italia, a cui comunque va riconosciuto il peso che le spetta, ma c’è un punto politico: verdi e liberali ritengono che non si debba allargare la maggioranza, che non si debba concedere ai conservatori un ruolo da protagonista. Insomma, reclamano la loro primogenitura. Tradotto: non è accettabile stendere il tappeto rosso a Ecr, colpevole di aver espresso un parere negativo al bis di Ursula von der Leyen. Ecco perché le indiscrezioni sulla possibile veste di Fitto, commissario con vicepresidenza esecutiva su Economia e Pnrr, hanno portato i due gruppi a lanciare un avvertimento chiaro e tondo: noi, così, non ci stiamo. «Loro sono determinati a tirare dritto: questa non è strategia come quella dei socialisti. Per evitare di farli insorgere c’è una possibilità: aumentare la loro rappresentanza nella Commissione. Non digeriscono un ruolo così dominante per un esponente dei conservatori», è il ragionamento dei beninformati nei palazzi Ue.
Prova di europeismo
Comunque Fitto dovrà conquistare i voti. Un’operazione tutt’altro che facile ma non impossibile. Molto dipenderà dal suo discorso, e infatti fonti del Partito democratico lasciano la porta aperta in attesa del contenuto delle sue dichiarazioni: «Sarà valutato senza alcun pregiudizio, ma gli verrà chiesto di dare prova di europeismo». Von der Leyen deve muoversi tra due fuochi: fare in fretta e limitare il malcontento. Il monito di verdi e liberali è stato ricevuto in tempo zero dalla presidente della Commissione Ue, che in pochi giorni deve chiudere la pratica della squadra e avviare il lavoro. Sono tante le sfide che attendono l’Europa: la Difesa comune, il sostegno all’Ucraina, l’allargamento, le politiche green e – soprattutto – vanno messe a terra le indicazioni contenute nel report presentato da Mario Draghi. Ma le insidie non mancano: oltre Fitto c’è anche la questione legata all’equilibrio di genere uomo-donna nel futuro scacchiere di Ursula. Marta Kos dovrebbe diventare la candidata slovena al posto di Tomaž Vesel, ma prima bisogna attendere il semaforo verde del Parlamento: solo dopo questo passaggio la sua nomina sarà completa e ufficiale.
Il timore RN
Nelle scorse settimane il numero di donne è stato ritenuto troppo basso, motivo per cui è partito il pressing per portare alcuni paesi a indicare un profilo rosa. Tentativi che in alcuni casi si sono rivelati vani, visto che non tutti hanno accettato di presentare una doppia candidatura (maschile e femminile). A questo si aggiunge un altro particolare: i governi di Francia e Germania, che sostengono von der Leyen, sono molto deboli. Il presidente Emmanuel Macron ha nominato premier Michel Barnier, ex commissario europeo di grande esperienza. Ma c’è un timore: Rassemblement National di Marine Le Pen e il Nuovo Fronte Popolare di Jean-Luc Mélenchon potrebbero irrobustirsi sempre di più, fino a terremotare il nuovo primo ministro. Intanto anche Alternative für Deutschland e Bsw di Sahra Wagenknecht viaggiano sulle ali di un vento che soffia contro Ursula; occhi puntati sulle elezioni del 22 settembre nel Brandeburgo: se anche lì Afd dovesse affermarsi nettamente, allora potrebbero esserci grandi problemi per il cancelliere Olaf Scholz. Dunque l’instabilità franco-tedesca di certo non aiuta Ursula.
Francesco Tufarelli, già capo di gabinetto del ministro per gli Affari europei e presidente del Centro Studi La Parabola, guarda avanti e al Riformista pone un’altra questione: una volta esaurita la fase della scelta dei portafogli e dopo la fiducia incassata dalla Commissione, «sarà importante occuparsi del posizionamento dei funzionari italiani nei gabinetti e nelle direzioni generali più rilevanti». I nostri funzionari a Bruxelles – aggiunge – «devono sentire il sostegno del paese». L’idea del commissario all’allargamento è positiva, ma andrà «molto ben strutturato con la previsione di fondi ad hoc nella prossima programmazione anche per i twinings».
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