Il rapporto Svimez
Comune di Napoli, il personale è anziano e poco istruito
Personale pubblico sotto organico e, soprattutto, anziano, digitalizzazione ancora al palo e un comune su tre in crisi finanziaria. È quanto emerge dal rapporto Svimez 2021 sull’economia e la società del Mezzogiorno. Se da una parte la Campania è considerata la regione-traino per la ripresa del Sud Italia dopo la crisi dovuta alla pandemia, dall’altra vengono elencate tutta una serie di criticità oramai cronache che frenano lo sviluppo e mettono a rischio l’attuazione del nuovo ciclo di investimenti, quasi 20 miliardi di euro, previsto dai fondi del Piano nazionale ripresa resilienza.
Ma andiamo con ordine e analizziamo i vari aspetti che la regione guidata da Vincenzo De Luca è chiamata a migliorare per utilizzare al meglio le risorse in arrivo dall’Europa e, più in generale, i servizi offerti ai cittadini. Innanzitutto -rileva la Svimez – l’andamento debole dei consumi, soprattutto nel Mezzogiorno, frena la dinamica espansiva dell’economia. Mentre già nel 2022 il Pil dovrebbe recuperare i livelli pre-crisi, in base alle proiezioni relative alla spesa delle famiglie del Sud sarà necessario quasi l’intero periodo per azzerare la perdita del 2020.
Cittadini campani che devono ‘accontentarsi’ anche di un numero di dipendenti pubblici sempre più basso, in calo di un terzo rispetto al 2010. Al netto delle regioni a statuto speciale, il numero di addetti per mille abitanti negli enti locali (Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni) è pari infatti a 6,1 nel Mezzogiorno contro un valore medio di 7,3 nelle regioni del Centro-Nord.
In Campania il valore scende a 5,7 dipendenti pubblici per ogni mille abitanti. Un dato che si ripercuote sull’efficienza della macchina amministrativa anche nello svolgere i servizi più essenziali (vedi il rinnovo delle carte d’identità). Come se non bastasse, il personale oltre a essere insufficiente, presenta un indice di ricambio prossimo allo zero nell’ultima fascia presa in considerazione (2013-2018). La minore capacità progettuale delle amministrazioni locali del Mezzogiorno, espone la Campania e le altre regioni a un elevato rischio di mancato assorbimento. Con il paradosso che le realtà a maggior fabbisogno potrebbero beneficiare di risorse insufficienti. Altra nota dolente è quella relativa al personale laureato che in pochi casi supera il 30%. A Napoli c’è stata una crescita minima in poco più di 10 anni: si è passati da una percentuale di poco inferiore al 10% registrata nel 2007 al 19,6% del 2018. Un dato ancor più allarmante se si considera che la riforma della pubblica amministrazione richiede risorse e competenze umane molto significative e, per quanto il Pnrr preveda una quota di rafforzamento del personale, si corre il rischio di non innestare un autentico processo di trasformazione “dal di dentro”.
Inoltre al Sud un cittadino su tre risiede in un Comune in crisi finanziaria. Un dato raccapricciante se lo si paragona a quello nazionale (13%, poco più di un cittadino su 10) e alle regioni del Centro-Nord che mantengono una media ancora più bassa (appena il 4%). Questo provoca un grave divario nell’accesso ai servizi comunali (ovvero asili nido, servizi sociali, scuola primaria, acqua e rifiuti) e rappresenta una pesante zavorra per i residenti al Sud: 1 su 3 dovrà infatti farsi carico del rientro del debito attraverso una maggiore pressione fiscale.
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