La mossa di Orlando non convince Iv
Conte Ter saltato perché Bonafede si è incollato alla poltrona
Ieri l’inaugurazione dell’anno giudiziario non cadeva nel giorno giusto. Al Consiglio di Stato il presidente Patroni Griffi cita Elias Canetti: «Si vive tutti in un’eguale, terribile attesa, durante la quale si sciolgono i consueti vincoli degli uomini». L’attesa della fine della pandemia diventa oggi insofferenza per lo stallo in cui si è invischiata la crisi di governo. Ed è proprio sulla giustizia che ieri, a forza di scricchiolare, si è rotto il tavolo, già marcescente, della maggioranza. Italia Viva chiedeva di inserire la riforma della prescrizione nel cronoprogramma, tra gli impegni cardine. Ma anche di cambiare l’inquilino di via Arenula. Il Pd capisce che è il momento di tirare fuori dal cilindro l’asso e tramite l’ex guardasigilli Andrea Orlando, che i boatos segnalavano come candidato a Vice Premier, propone un lodo: realizzare entro un anno la riforma completa del processo penale.
Reinserendo così anche i termini per la ragionevole durata del processo, fatti saltare da Bonafede. Il Movimento stava al gioco, ma le promesse sono state ritenute vaghe da Italia Viva. Che al Riformista fa sapere, per la voce di Lucia Annibali, che «sui temi della giustizia, in particolare sul lodo prescrizione e processo penale non sono stati fatti passi avanti». Fine corsa per Fico. Perché dietro alle contestazioni dei due anni di governo Conte, c’è la gestione Bonafede. Quello scoglio insormontabile che è costato la tenuta a galla del governo stesso: proprio per non vedere affondare il capo delegazione M5S dal voto in aula sulla sua relazione, Conte ha preferito rassegnare le dimissioni. Ed è ancora lì che si nasconde la mina su cui salta il Conte ter.
È la testa di Alfonso Bonafede che IV ha chiesto a suggello di un nuovo accordo garantista e che invece è rimasta cementata, blindata in un indicibile patto di sangue. Matteo Renzi lo rivela in una chat con i suoi: «La barzelletta che non si chiude sul verbale è, appunto, una barzelletta. Qui lo scontro è altissimo sui contenuti: dal Mes alle infrastrutture, dalla giustizia alla Torino -Lione e ovviamente sui nomi. Crimi ha detto che non intendono cedere su nessuno a cominciare da Bonafede e Azzolina». Orlando, solitamente prudente, è punto nel vivo ed esce allo scoperto, ingaggiando un duello a colpi di tweet con il senatore renziano Davide Faraone. Renzi dice che su giustizia “siamo allo zero assoluto”. Probabilmente sono stato invitato a un’altra riunione. Apertura su riforma penitenziaria, modifica prescrizione, intercettazioni… Non sprechiamo questa possibilità!», twitta l’ex Guardasigilli.
E Faraone replica: «Orlando è ossessionato da Renzi. Matteo non era alla riunione. La nostra posizione sulla giustizia è chiara: tornare alla riforma Orlando, non a quella Bonafede. Se Andrea ha cambiato idea, problema suo. Ma lasci da parte le sue ossessioni, se riesce». Ribatte Orlando: I 5s oggi hanno accettato sulla giustizia quello che non avevano mai accettato prima. Non andare a vedere mi pare pazzesco». Tra i pontieri Dem che parlano meglio il linguaggio grillino, il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha siglato una glossa: «La prescrizione è stata sempre guardata come una specie di regalo fatto all’imputato, colpevole, che riesce a farsi prosciogliere perché il processo è lento. La prescrizione però non serve a questo, anche se c’è qualcuno che ci provi e la sfrutti, ma serve ad evitare di tenere soggetto al processo un cittadino per tutta la vita». E poi il richiamo all’alleato: «Bisogna guardare a tutti gli aspetti e questo alle volte al M5S sfugge. E il loro processo di maturazione politica deve passare anche attraverso una riforma della giustizia che sia più coerente col fatto che la prescrizione c’è sempre stata nel nostro ordinamento. Perché esiste anche il diritto soggettivo del cittadino a non essere assoggettato al processo per tutta la vita».
Mentre l’intera architettura del Conte-ter crollava sulla giustizia, di “passi avanti sul tema” si ostinava a parlare il capogruppo M5s alla Camera, Davide Crippa. Mettendo il punto: «La proposta di Andrea Orlando in materia di Giustizia noi va bene». In soccorso tardivo anche l’alleato del Maie, con la voce di Saverio De Bonis: «Fiduciosi su convergenza su Lodo Orlando per modificare la prescrizione», ha detto il nuovo convenuto. «Si propone una sorta di timing in modo tale che a riforma del processo completato, si metta mano sulla prescrizione». Wishful thinking. La realtà è diversa, e il bluff prende corpo nell’impietosa disamina che si incarica di fare Enrico Costa, deputato e responsabile giustizia di Azione.
Il lodo sulla prescrizione? Forse non hanno letto il testo del disegno di legge sul processo penale, che prevede, a legge approvata (ma oggi, dopo un anno, non sono neanche stati depositati gli emendamenti in commissione Giustizia alla Camera), un anno di tempo solo per approvare i decreti legislativi. Pressapochismo e superficialità allo stato puro». Sui nomi della squadra l’intesa resta lontana. E Fico sale al Colle per la resa. Renzi twitta: «Bonafede, Mes… prendiamo atto dei niet della ex maggioranza, ci rimettiamo alla saggezza di Mattarella». Sulla giustizia, flagellata dalla gestione degli anni di Bonafede a Via Arenula, cala il sipario dell’ipotesi Conte Ter.
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