L’ipotesi del Conte ter resta all’orizzonte e intanto continua il dibattito per trovare una soluzione in tempi brevi. Renzi gioca a carte coperte e ogni tanto lancia un amo. E intanto si siede al tavolo delle trattative. Non vuole vedere derubricato il suo braccio d ferro con Conte a un mero problema personale. “Il governo — ripete ai suoi Renzi come riportato dal Corriere della Sera — è caduto sulla sua incapacità di fare le cose”. È su questo che l’ex premier se ne è andato, “non perché a me sta antipatico Conte e io sto antipatico a lui”.

Nell’agosto del 2019, quando Renzi era ancora nel Pd, aveva contribuito a lanciare l’attuale governo accettando di stare in maggioranza con i grillini con cui aveva litigato fino al giorno prima. Le strade sono dunque ancora tutte aperte. “Noi non abbiamo posto veti a Conte. Ci sono tutti i presupposti per fare un buon lavoro”, ha spiegato Ettore Rosato, vice presidente della Camera. E guarda con compiacimento all’inversione di marcia netta dei grillini che in 48 ore sono passati dal “mai con Renzi” a “non ci sono veti nei confronti di Italia Viva”. “Le parole dei 5 Stelle vanno in direzione delle richieste di Italia Viva, c’è la volontà di costruire una maggioranza politica seria, Si può varare un programma di fine legislatura”, ha continuato Rosato.

E Renzi in un’intervista al Corriere della Sera ha rimarcato la seccatura sulla personalizzazione del suo conflitto con Conte. Perché non ha aperto subito al Conte ter ma continua a lasciare la porta aperta? “Perché – ha spiegato Renzi – questa insistita personalizzazione su Conte tradisce il vero problema. Che non è il nome del premier, ma la direzione del Paese. Chi ha meno esperienza pensa che la politica sia solo uno scambio di incarichi, ma in realtà la vera sfida sono i progetti”. E ancora: “Poi, certo, le idee camminano sulle gambe degli uomini e dunque presto, prestissimo, dovremmo confrontarci sul nome dell’uomo o della donna che siederà a Palazzo Chigi per i prossimi due anni. Ma prima di decidere chi guiderà la macchina, domandiamoci dove vogliamo andare e quali sono i compagni di viaggio”.

Renzi punta tutto sui programmi e sulla qualità del governo. Punta il dito contro la gestione della pandemia, della politica economica e della giustizia, sempiterno terreno di scontro con i 5 stelle. Dunque sono tre i nomi nel mirino: il super commissario Domenico Arcuri, il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il titolare del dicastero dell’Economia Roberto Gualtieri. “Il problema – dice ancora nell’intervista al Corriere – non è un singolo ministro. Prima decidiamo cosa fare, poi una volta che ci saremo accordati sul cosa fare sceglieremo le persone migliori. Anche perché il tema non riguarda solo i ministeri ma tutte le nomine, anche quelle di secondo livello. Serve un salto di qualità ovunque”.

Sull’operato di Arcuri è netto: “Non sempre — fisiologicamente — la sua azione ha convinto. Penso ai banchi a rotelle, alle mascherine, alla primula per le vaccinazioni. Personalmente credo che un solo uomo non possa fare tutto, specie in un regime commissariale. Mi stupisce molto il fatto che questa è la prima emergenza dopo tanti anni in cui il ruolo della Protezione civile è sottotono, non all’altezza delle prove del passato. E credo che si debba impostare il lavoro di vaccinazione ovunque, perché a oggi mancano le dosi, ma quando arriveranno le fiale dovremo vaccinare ovunque, in ogni angolo delle città. Servono mezzo milione di vaccinazioni al giorno, organizziamoci per tempo. Arcuri non può passare dai contratti di sviluppo nel Mezzogiorno all’acciaio, dai banchi a rotelle alle mascherine ai vaccini. Non ci riuscirebbe nemmeno Superman. E Arcuri comunque non è Superman”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.