Si è aperta la crisi ed è difficile prevederne l’esito. Conte vorrebbe restare premier e conta su una parte dei 5 Stelle e una parte del Pd. Se trovasse una maggioranza e restasse premier l’Italia sarebbe condannata ad essere governata fino al 2023 da un esecutivo molto debole, inesperto, privo di un programma politico e sostenuto da una maggioranza che tiene insieme i socialdemocratici del Pd con una forza reazionaria come i 5 Stelle e con una pattuglietta di senatori di svariata provenienza, per lo più moderatamente di destra.

Un Conte-ter sarebbe l’ultima innovazione del trasformismo, del tutto inedita e sconosciuta ai politologi: un avvocato privo di passato politico che presiede tra governi consecutivi con tre maggioranze diverse. L’elogio del potere come scopo.

Possiamo permetterci questa avventura mentre la crisi stringe al collo il paese, tra emergenza sanitaria, emergenza economica, nuove povertà e aumento delle disuguaglianze? Evidentemente no. Qual è la soluzione? Il ritorno alle urne? Ipotesi assolutamente legittima, naturalmente, ma poco conveniente per chiunque. Ogni persona ragionevole, persino al di là delle sue idee politiche, sa che quello che conviene fare, ora – e in fretta – è un governo che comprenda un certo numero di personalità, autorevoli ed esperte, in grado di realizzare e gestire il recovery plan in un clima unitario e in condizioni slegate dagli interessi dei singoli partiti. Sapete anche che ci sono vari nomi di persone capaci di guidare questo governo: da Draghi a Cartabia, a Cottarelli, a Visco, a altri ancora.

Se il centrodestra avesse la capacità di sparigliare, presentarsi a Mattarella e dire: “eccoci qui, noi siamo disponibili…” cambierebbe di colpo il quadro politico. E anche il clima politico. Di fronte a un gesto di responsabilità di questa natura, difficilmente il Pd e i ragazzi di Grillo potrebbero tirarsi indietro. Servono i responsabili? Sì, ma non per salvare la poltrona, per salvare il paese. E servono gli statisti. A sinistra come a destra. Ce ne sono ancora in giro? Se sì, si facciano sentire.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.