Giuseppe Conte aspetta l’incarico. Domani pomeriggio partono le consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E il premier che ha rassegnato oggi le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato affida ai social il suo messaggio. Lui c’è, insomma, per un Conte ter. Un esecutivo di “salvezza nazionale”, lo definisce. Europeista anche. Che possa approvare una riforma della legge elettorale di stampo proporzionale. A questo punto è tutto nelle mani del Presidente Mattarella. E’ partito il toto-nomi intanto, più o meno credibile. Si parla del ministro della Cultura Dario Franceschini (Partito Democratico), di quello degli Interni Luciana Lamorgese (Partito Democratico), del Presidente della Camera Roberto Fico (Movimento 5 Stelle), dell’ex presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, della segretaria generale della Farnesina, Elisabetta Belloni. E non finisce qui. L’ipotesi Cartabia e Mario Draghi, avanzate da questo giornale, sarebbero le più ragionevoli e adeguate, soprattutto dopo due maggioranze improvvisate e contrarie con lo stesso Premier e nel momento più delicato della storia della Repubblica dal secondo dopoguerra in poi. Conte non molla, e aspetta. Il post:

“Questa mattina ho convocato un Consiglio dei Ministri per comunicare la mia intenzione di dimettermi. Poco dopo mi sono recato al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani del Presidente Mattarella. La settimana scorsa, in Parlamento, il Governo ha ottenuto la fiducia in entrambe le Camere, ottenendo la maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati e la maggioranza relativa al Senato. Il Paese, tuttavia, sta attraversando un momento davvero molto difficile. Da ormai un anno stiamo attraversando una fase di vera e propria emergenza. Le diffuse sofferenze dei cittadini, il profondo disagio sociale e le difficoltà economiche richiedono una prospettiva chiara e un governo che abbia una maggioranza più ampia e sicura. È il momento, dunque, che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica.

Le mie dimissioni sono al servizio di questa possibilità: la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale. Serve un’alleanza, nelle forme in cui si potrà diversamente realizzare, di chiara lealtà europeista, in grado di attuare le decisioni che premono, per approvare una riforma elettorale di stampo proporzionale e le riforme istituzionali e costituzionali, come la sfiducia costruttiva, che garantiscano il pluralismo della rappresentanza unitamente a una maggiore stabilità del sistema politico. Questo conta. Che il nostro Paese si rialzi in fretta e possa mettersi alle spalle la pandemia e le tragedie che essa ha arrecato, in modo da far risplendere la nostra nazione nella pienezza delle sue bellezze.

Per parte mia, anche in queste ore continuerò a svolgere gli affari correnti fino all’insediamento del nuovo governo. Continuerò a svolgere il mio servizio al Paese, con senso di responsabilità e con profondo impegno. Sono queste le caratteristiche che hanno caratterizzato il mio operato, quello dell’intero governo e delle forze di maggioranza che ci hanno sostenuto, anche quando i risultati raggiunti e le risposte date non sono apparsi all’altezza delle aspettative dei cittadini.

L’unica cosa che davvero rileva, al di là di chi sarà chiamato a guidare l’Italia, è che la Repubblica possa rialzare la testa. Allora avremo vinto tutti, perché avrà vinto l’Italia. Quanto a me, mi ritroverete sempre, forte e appassionato, a tifare per il nostro Paese”.

Antonio Lamorte

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