Contemplo l’allure “ufficiale” di Rocco Casalino, e mi viene da pensare, di più, constatare, l’immensa strada professionale che l’ex giovane ha fatto dai giorni del suo Grande Fratello, vent’anni or sono. Alla fine, riflettendo anche su me stesso e le più recenti esperienze che riguardano proprio la mia persona, viene subito da rispondere davvero con tono piccato, a chi volesse obiettare che sempre personalmente, avrei fatto male, molto male, a non trovare scrupoli morali, partecipando anch’io al Grande fratello. Nel mio caso “Vip”.
Il caso di Rocco C., che mi ha preceduto molti anni fa, da questo punto di vista è davvero esemplare. Il Gf si è dimostrato per lui uno straordinario e irresistibile collocamento professionale, sia detto a dispetto d’ogni ironia in epoche di disoccupazione. Nessuno avrebbe mai immaginato che, nel corso degli anni, Casalino, sebbene molti non avrebbero scommesso un gettone telefonico bucato su di lui, sarebbe diventato una sorta di Richelieu o forse un Mazzarino, “un’eminenza grigia” (cit.). Per lui c’è chi scomoda addirittura il perfido Rasputin. E della politica, per giunta. L’avremmo semmai supposto, nel migliore dei casi, ospite-residente negli studi di Cologno a commentare altri campioni a lui simili, già carne da reality, privati tuttavia di un gettone fisso in televisione. Non certo cooptato da una Archibugi o un Virzì nel cinema per ceti medi riflessivi, veltroniani.
Nessuna introspezione, nulla di bergmaniano si addice al nostro, non sussurri e grida profondi per Rocco… Ciononostante, a dispetto delle anime belle e culturalmente affluenti, a un certo punto, Casalino, ecco, che ti diventa il consigliere del Principe, il suo suggeritore, di più, anzi, di meglio, il sussurratore speciale, l’inventore, forse, del Principe stesso. Principino anch’egli. In questo senso, aveva ragione, meglio, dovevo dare retta alla sua compagna d’avventura iniziale, Marina La Rosa, che ancora adesso racconta che Rocco, da sempre, sognava, come si dice al Sud, di “mettersi” in politica. Alla fine, il proteiforme Movimento 5 Stelle è stato il suo omnibus, il suo suv.
Ora che ci penso, me lo ricordo qualche anno fa, come un pifferaio magico, o forse un mangiafuoco, un pesce pilota, un acchiappino, a traghettare i giovani parlamentari grillini, ancora inermi e inesperti, gattini ciechi, in questo o quell’altro talk – Agorà o Omnibus, fa lo stesso – con quelli che gli andavano dietro, mansueti come pecore pasquali di marzapane, lo stendardo a 5 stelle conficcato sulla schiena idealmente, e lui intanto a dire loro dove sedersi, dove aspettare, come sedersi, come aspettare, come rispondere e quando e quanto rispondere.
Sembrava allora che la macchina del MoVimento fosse solo in rodaggio, e Casalino lì cooptato come capogita, al pari di quell’altro, anonimo militante estroso, che ai raduni si presenta in costume da D’Artagnan.
Per Casalino invece l’abbigliamento sbarazzino iniziale, da sauna tra fratelloni del Gf, è stato ora sostituito da una cravattona azzurra su colletto rigido di taglio “francese”, un abito, come dire, modello “Gianfranco Fini”. Insomma, l’abito di una nuova scena, un nuovo copione. Quando l’avevamo perso in qualche modo di vista, tutti noi, poveri fessi, ingenui, continuavamo a dire che lui, Casalino, sì, “… quello del Grande Fratello” e giù a ridere come sciocchi. Invece era lui che si faceva beffe di noi. Rocco infatti, improvvisamente, si è mostrato seduto alla destra di chi a detta di molti sarebbe davvero una sua creatura, l’irresistibile, l’irripetibile, l’incredibile Giuseppe Conte.
Oh, sarebbe meraviglioso poter assistere alle loro conversazioni private, al momento in cui Rocco dice a Giuseppe che, “… no, tu devi procedere così, devi dire così, te lo dico io che sono stato al Grande Fratello, e nessuno, credimi Peppe, avrebbe scommesso un centesimo su di me e invece, guarda dove ti ho portato!”. Peppe o Pino o Peppino o Joseph o Peppuccio, fa lo stesso, giusto per indicare confidenza e estrema familiarità.
Se è concessa una riflessione autobiografica, non c’è luogo al mondo politico – ho detto po-li-ti-co – più paradigmatico per comprendere lo stato delle cose della Casa di Cinecittà, poco importa se Vip o altro. Dopo essere stato lì, incredibile a dirsi, passa la voglia perfino di interessarsi alle cose della politica, non fai più caso ai talkshow, ti sembra irrilevante ciò che dice questo o quell’altro ospite della Gruber o di Mentana o di Vespa, trovi risibili le timidezze dei conduttori, degli stessi giornalisti che si guardano bene dal obiettare qualsiasi cosa al politico invitato e truccato, anzi, sembra che siano lì a chiedergli se si trovino comodi, un po’ come i presidi delle scuole private per estremi ripetenti, che hanno soprattutto cura di non amareggiare l’allievo pagante una retta che abbia assai poca voglia di studiare, ma sogna unicamente un diploma in fretta… E non c’è nulla di più politico di questa evidente indifferenza. Il talento? In politica si vive molto meglio e più a lungo addormentando i problemi, anche perché in assenza di soluzioni non esistono neppure i problemi.
Su tutto, la calma piatta dell’ambizione improvvisata, ecco che vedi troneggiare proprio un Casalino, “eminenza grigia”, con tutti a dire che “… beh, i francesi hanno L’ENA, la grande scuola che serve a formare la loro classe dirigente, certo, noi abbiamo la Bocconi, che è un po’ il corrispettivo di quell’istituto dell’Esagono”, tutti a dire che una volta, metti, i comunisti avevano Le Frattocchie, sì, ma adesso? Adesso c’è Casalino, quello del Grande Fratello, e anch’io che vi sto parlando devo dire che comincio a pensare che il passaggio dalla casa di Cinecittà potrebbe offrire una carriera piena di fulgori a chiunque, non necessariamente intesi come semplice trenino di Capodanno. Casalino? Ecco, mi piace immaginarlo bravissimo anche in quella specialità nelle stanze di Palazzo Chigi. Con Conte, a cantare. “Brigitte Bardò Bardò, Brigitte metrò, metrò…”.

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Fulvio Abbate è nato nel 1956 e vive a Roma. Scrittore, tra i suoi romanzi “Zero maggio a Palermo” (1990), “Oggi è un secolo” (1992), “Dopo l’estate” (1995), “Teledurruti” (2002), “Quando è la rivoluzione” (2008), “Intanto anche dicembre è passato” (2013), "La peste nuova" (2020). E ancora, tra l'altro, ha pubblicato, “Il ministro anarchico” (2004), “Sul conformismo di sinistra” (2005), “Roma vista controvento” (2015), “LOve. Discorso generale sull'amore” (2018), "Quando c'era Pasolini" (2022). Nel 2013 ha ricevuto il Premio della satira politica di Forte dei Marmi. Teledurruti è il suo canale su YouTube. Il suo profilo Twitter @fulvioabbate