Sono finalmente liberi i 18 pescatori in stato di fermo da 108 giorni in Libia, bloccati a Bengasi dopo essere partiti a bordo di due pescherecci da Mazara del Vallo. Ad annunciarlo ufficialmente è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, volato questa mattina in Libia assieme al presidente del Consiglio per seguire di persona le operazioni di liberazione dei 18 pescatori 8 italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi), bloccati dalle autorità libiche lo scorso primo settembre a una quarantina di miglia dalle coste della Libia.

I nostri pescatori sono liberi. Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari. Grazie all’Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa. Un abbraccio a tutta la comunità di Mazara del Vallo. Il Governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. È ciò che io e il presidente
Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi”, scrive su Facebook il ministro degli esteri grillino.

LA VICENDA – Secondo la ricostruzione più ‘accurata’ dei fatti, i due pescherecci “Medinea” e “Antartide” sono stati fermati della autorità che rispondono al maresciallo Khalifa Haftar, che controlla quell’area del paese, a circa 40 miglia nautiche dalla costa. Proprio la distanza dalla costa libica è un punto chiave della vicenda: uno Stato esercita la propria sovranità nel cosiddetto mare territoriale, una porzione di mare che si estende per un massimo di 22 chilometri, pari a 12 miglia nautiche. Ogni Stato deve però consentire il passaggio di navi stranieri al suo interno, purché non rappresentino un rischio per la sicurezza nazionale. Tra le 12 e le 24 miglia invece uno Stato ha poteri di controllo sulle navi stranieri per evitare che queste commettano reati nel proprio territorio. L’intervento libico è invece avvenuto a circa 40 miglia dalla terraferma, all’interno di una fascia marittima che da tempo la Libia rivendica come propria zona economica esclusiva.

LA RECLUSIONE DEI PESCATORI – Secondo una ricostruzione del Corriere della Sera, i 18 prigionieri sono stati tenuti in una grande stanza al secondo piano di una palazzina sita nel porto militare di Bengasi. Il cibo, scrive il Corsera, “viene servito regolarmente: una dieta a base di pasta, pesce e verdura. Trascorrono il tempo guardando la televisione, hanno servizi igienici sempre accessibili”. Pur non essendo reclusi in un carcere, si tratta a tutti gli effetti di una prigionia: non hanno alcuna libertà di movimento e l’intera area è circondata da un muro di cemento, potendovi accedere soltanto da un posto di blocco controllato dai militari fedeli al maresciallo Khalifa Haftar.

IL RITORNO – A Mazara del Vallo il comune si prepara al ritorno. Sulla pagina Facebook del sindaco Salvatore Quinci compare la scritta: “Finalmente liberi”. I familiari dei pescatori si sono radunati nella sala consiliare dove è stata data loro la notizia. “Il più bel regalo di Natale – hanno detto – sarà una grande festa”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia