Il Contepardo, l’avrebbe chiamato così Tomasi di Lampedusa – diciamo l’avvocato Giuseppe Conte – stamattina va al Quirinale per dimettersi e chiedere di essere reincaricato. Sembra che abbia in mano una ipoteca sull’Italia. Nessuno capisce perché. È stato un pessimo presidente del Consiglio, neppure tanto per colpa sua, probabilmente, per altre tre ragioni: perché non era il suo mestiere; perché governava con l’alleanza contro natura tra un partito di centrosinistra e un movimento reazionario; perché – per via dei veti incrociati – aveva dovuto mettere in piedi una squadra di governo debolissima, priva di doti e di esperienza, che non squilibrasse la mediocrità dei 5 stelle.

Oggi Conte si dimette e tutti sappiamo che la crisi morde, morderà ancora più duro nei prossimi mesi, e occorre che al governo ci sia gente capace di governare. Non sono moltissime le persone con queste caratteristiche, ma ci sono. Mario Draghi è considerato in tutto il mondo un numero 1. Poi c’è il nome di una donna autorevolissima come Marta Cartabia. Si possono anche trovare altri nomi. La domanda è: i partiti politici sono disposti a mettere da parte i propri calcoli di interessi e appoggiare un governo tecnico che affronti la crisi e ci porti alle elezioni del 2023? Forse sì. Sembrerebbe che a questo punto l’ostacolo maggiore sia proprio Conte. I 5S si sono aggrappati alla sua figura e non la vogliono mollare.

Non hanno nessunissima altra idea in testa. E il Pd, per ora, gli va appresso. Anche se è molto diviso. Può il Pd, erede dei grandi partiti di massa della Prima repubblica, finire a fare l’appendice di Conte? Speriamo di no. E speriamo soprattutto che Mattarella voglia far pesare stavolta il suo ruolo e la sua autorità. Il Conte-ter non ha nessun senso. L’Italia ha bisogno di un governo e non darglielo davvero sarebbe da irresponsabili. Altro che costruttori!

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.