Il nodo giustizia irrompe nella crisi
Nelle mani di Bonafede: il peggior ministro si può riscattare (involontariamente…) facendo cadere Conte

Mercoledì il ministro Bonafede si presenterà al Parlamento e illustrerà la sua relazione sullo stato della Giustizia. Difenderà anche l’abolizione della prescrizione. Ma incontrerà una opposizione che potrebbe avere più voti della maggioranza. Potrebbe essere proprio Bonafede il protagonista della crisi di governo. E, indubbiamente, se la provocasse, compirebbe forse l’atto più saggio della sua breve carriera. Chi l’ha detto che anche i ministri peggiori non possano riscattarsi (seppur involontariamente)? L’eterogenesi dei fini è sempre stato uno dei motori più potenti della storia.
Naturalmente perché ciò avvenga è necessario che Matteo Renzi non compia una delle sue solite improvvise piroette. Al momento, in linea con le idee liberali da sempre dichiarate, Renzi ha detto che pretende la fine dell’abolizione della prescrizione, imposta circa due anni fa dal governo Conte-Salvini e confermata un anno fa dal governo Conte-Pd. Se confermerà, i suoi voti si aggiungeranno a quelli del centrodestra e probabilmente a quelli di un buon numero di presunti “responsabili”, disposti quasi a tutto ma non a immolarsi sul rogo eretto dai 5 Stelle.
Il Pd è in mezzo ai fuochi. Sta provando a chiedere una riformetta che annacqui molto la prescrizione, allungandone i termini, e però la ripristini. E improbabile che il tentativo abbia successo. I 5 Stelle, e anche pezzi di Pd, attaccano Renzi accusandolo di irresponsabilità. Dicono che la prescrizione è un pretesto per far compiere al governo il famoso salto nel buio. La logica però non li aiuta: scusate, ma se il bene supremo è la tenuta del governo, perché allora la maggioranza, responsabilmente, non rinuncia agli ideologismi e ripristina la prescrizione e la civiltà giuridica? Questa gran dote della responsabilità ha una sola direzione?
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