La conta del No a Bonafede, sulla prescrizione, vede comporsi una maggioranza inedita. Si cercano i voti in Parlamento, con appelli pubblici (Calenda, Carfagna, Costa) e con trattative riservate (Pd, Italia Viva). Una maggioranza dell’opposizione c’è già, al Senato, e potrebbe esserci anche alla Camera. Per mercoledì può prendere corpo quello che si vocifera nei corridoi: il governo sulla giustizia non ha i numeri. Perfino il Pd ne prende atto e prova a modulare un lodo per evitare il peggio. Ma il peggio c’è già.

La ferita più grave alla civiltà giuridica l’ha inferta Alfonso Bonafede. Con Conte I e Conte II. E sarà lui il protagonista della difficile prova di tenuta del Conte-Ciampolillo. L’ex Dj diventato avvocato si era segnalato a Beppe Grillo dieci anni fa perorando con partecipazione le cause dei no-vax. Entrato nelle simpatie del comico, provò a distinguersi per la lena con cui filmava i consigli comunali di Firenze con la telecamerina del cellulare. Una volta si avventurò nel bagno degli uomini per seguire l’allora sindaco Matteo Renzi che ancora oggi ricorda divertito l’episodio, quando poco prima di slacciare i pantaloni fu costretto a fermarlo: “Scusi, lei è quello che viene qui ogni volta per riprendere col telefono? Si è mai accorto che tutte le sedute sono trasmesse in streaming dal Comune?”.

Diventato Ministro della Giustizia, ha pensato bene di passare alla storia rendendo indefinita la fine dei processi, sine die. Con un colpo di spugna sulla garanzia costituzionale della prescrizione. A furia di pensare alla storia, il nostro non ha fatto i conti con la matematica: mercoledì prossimo il Parlamento sarà chiamato a fare un bilancio sulla giustizia e il 70% dei parlamentari esprime contrarietà alla prescrizione. Rimane da capire se saranno coerenti fino a votargli contro.

Sulla ferita della prescrizione – che loro definiscono “abominìo” – avvocatura e mondo giuridico chiedono alla politica un sussulto di civiltà. Si affilano dunque le armi. Mara Carfagna vede l’opportunità di un rovesciamento: “Leggi indigeribili su prescrizione e intercettazioni, proposte inadeguate sui processi civile e penale, una cultura giustizialista tollerata dagli alleati del momento. Per liberali e garantisti, dire no all’azione del ministro Bonafede non è tattica politica, ma un dovere morale”.

Enrico Costa, deputato di Azione e responsabile Giustizia del partito, fa due conti: “Il 70% dei parlamentari non condivide la politica giustizialista di Bonafede e dei Cinquestelle, ma per una ragione o per l’altra, molti di essi hanno fatto prevalere le convenienze alle convinzioni. La Lega approvò lo Spazzacorrotti e lo stop alla prescrizione, mentre il Partito Democratico, che votò contro la riforma, una volta al Governo ne difese l’entrata in vigore; Italia Viva respinse la mozione di sfiducia al Guardasigilli e votò le norme su intercettazioni e trojan. La prossima settimana i nodi verranno al pettine e vedremo se il Pd accetterà ancora una volta di difendere una linea forcaiola ed irrispettosa dei più elementari principi di civiltà giuridica”.

E’ però proprio il Pd, fiutata l’aria che tira, a correre ai ripari issando le vele con una pdl a firma di Bazoli, Orlando, Delrio, Verini, Bordo, Vazio, Miceli e Zan. Nomi che contano e che pesano: dall’ex Guardasigilli al responsabile Giustizia, dal responsabile Sicurezza al tre volte Ministro. “La prescrizione del reato realizza la garanzia della ragionevole durata del processo, principio sancito dall’art.111 della Costituzione”, concedono. E propongono un articolo di riforma, un lodo che rimette la palla al centro, prevedendo formule interruttive maggiori: due anni di sospensione del calcolo se si fa appello, un anno ulteriore se si ricorre in Cassazione.

Italia Viva non fa mistero della sua decisa contrarietà alla cancellazione della prescrizione e potrebbe, nel solco dell’apaisement di cui ha parlato ieri Renzi (“Calma e gesso”), valutare un sostegno al lodo Dem. Il centrodestra è compatto nella bocciatura preventiva di Bonafede: “Non deve stupirsi il ministro se le forze politiche dichiarano fin da oggi che bocceranno la sua relazione, senza averla letta. Lo sfascio della Giustizia, di cui è responsabile, è sotto gli occhi di tutti”, taglia corto l’azzurro Zanettin.

Scricchiolano anche i sì dei già ‘responsabili’: Sandra Lonardo, che da mesi in Senato vota in sostegno del Governo e nelle ultime ore si è spesa molto per una soluzione della crisi, non assicura il suo sostegno. “Devo leggere la relazione prima di prendere decisioni. Non ho condiviso la politica di Bonafede finora – dice sicura – l’eliminazione della prescrizione è stata un errore”. Un nuovo equilibrio, una inedita maggioranza che cancelli la riforma Bonafede potrebbe vedere la luce mercoledì.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.