Lo scontro interno
Il contratto di Grillo e la frecciata di Conte: “È obbligato a non sollevare questioni sul simbolo M5s”. Campo largo, no a un Renzi “demolitorio”
La maledizione di agosto per il M5s prosegue, così come continua il botta e risposta tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. I due leader del Movimento continuano a farsi la guerra a distanza, di fatto per il controllo del partito pentastellato. In queste settimane il nodo sono le discussioni attorno a una rifondazione del M5s, tra possibili regole nuove e soprattutto un restyling sia del simbolo sia del nome. Grillo, che si è erto a garante e custode dei valori originari del movimento, è totalmente contrario, mentre per Conte è uno scenario possibile su cui gli iscritti e i simpatizzanti pentastellati potranno decidere. Ma la tensione tra i due è destinata a salire ancora nelle prossime settimane.
Il contratto di Grillo e la frecciata di Conte: “È obbligato a non sollevare questioni sul simbolo”
Conte, in un’intervista su Repubblica, si è detto sorpreso “della reazione di Grillo, considerando che ha sempre predicato il principio fondativo della democrazia dal basso. Ora che questo si realizza, secondo regole chiare e condivise, mi colpisce la sua volontà di porre paletti o predeterminare alcuni risultati”. L’ex premier però allontana l’ipotesi di una scissione: “Non vedo questo rischio, abbiamo avviato un processo costituente inarrestabile per dare possibilità a tutti di esprimersi su temi e obiettivi strategici del Movimento”. Mentre sulla questione del simbolo, arriva la pesante frecciata di Conte al fondatore del M5s: “Grillo ha assunto precisi impegni contrattuali che lo obbligano a non sollevare mai questioni sull’utilizzo del simbolo da parte del Movimento, che peraltro è già stato modificato più volte ed è registrato a nome dell’associazione del Movimento 5 Stelle e non di singole persone”. Un avvertimento diretto quello del cosiddetto ‘avvocato del popolo’: secondo contratto non hai voce in capitolo.
Il contratto di Grillo con il M5s tra sentenze, associazioni e riservatezza
Era stato pochi giorni fa Alfonso Colucci, deputato e notaio dell’area legale del M5s, a spiegare quali sono le dinamiche interne contrattuali tra Grillo e il partito. Non si tratta solo del contratto di Grillo “per la comunicazione” per cui il Movimento ogni anno gli paga ben 300mila euro. Una sentenza della Corte d’Appello di Genova aveva definito che il simbolo e il nome del M5s appartengono a Grillo e alla sua associazione. Ma Colucci ha spiegato, sul Corriere, che “quella sentenza riguarda l’Associazione, chiamiamola numero 2, fondata nel 2012 da Grillo, suo nipote Enrico e dal commercialista Enrico Maria Nadasi. Quella attuale è stata costituita nel 2017 da Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, e Conte presiede questa Associazione Movimento Cinque Stelle. Quindi la sentenza cui fa riferimento Grillo non è stata resa contro l’attuale associazione, quella presieduta da Conte”. Di fatto quindi “sia il nome, sia il simbolo risultano intestati all’Associazione attuale. E Beppe Grillo in forza di specifici obblighi contrattuali — coperti da riservatezza e che non si riferiscono al contratto da 300 mila euro per la comunicazione che il M5S gli paga ogni anno — ha espressamente rinunciato a ogni contestazione relativa all’utilizzo sia del nome e sia del simbolo del M5S, come modificati o modificabili in futuro dall’Associazione medesima”.
Conte e il campo largo, no a un Renzi “demolitorio”
Intanto nella lunga intervista a Repubblica, Conte parla anche del campo largo, chiudendo a possibili alleanze con Matteo Renzi: “Per aggregare un due-tre per cento di voti, si farebbero scappare tutti gli elettori del M5S e anche una buona parte di quelli del Pd. In tanti mi fermano per strada e mi implorano di non imbarcare Renzi. Temono la sua capacità demolitoria, si è sempre distinto per farli cadere, i governi, anziché per farli durare. Senza contare le volte che in Parlamento ha votato con la destra”.
Patuanelli: ora non c’è possibilità di mediazione tra Conte e Grillo
Che la tensione sia alta tra Conte e Grillo è palese, con effetti a cascata su tutto il Movimento 5 Stelle. Il capogruppo pentastellato al Senato Stefano Patuanelli prova a smorzare, anche se ammette che ora come ora non ci sia “possibilità di una mediazione tra i due, ma le strade non si separeranno”. “L’assemblea costituente prenderà le decisioni e indicherà la direzione per il rilancio della nostra forza politica. Poi credo che tutti collaboreranno in quella direzione”, aggiunge Patuanelli che comunque non vede “il rischio di un allontanamento” di Grillo. “Se siamo qui oggi, tutti noi, è merito di Grillo, nessuno lo dimentica. Beppe ha le sue idee e ha il sacrosanto diritto di esprimerle. Ma il Movimento, che lui ha fatto nascere, ha avuto una maturazione, ha fatto esperienze di governo, è in Parlamento ormai da quasi 12 anni” ribadisce il senatore. Il futuro però sarà di scontro, nessun margine per ricucire lo strappo con Conte: “Temo di no, non ci sono i presupposti per un accordo, seguono due impostazioni troppo diverse. Beppe farà la sua battaglia assembleare, come ha già iniziato, e vedremo cosa uscirà fuori a ottobre”.
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