Una settimana dopo, in compenso, a seguito dell’annuncio del presidente del Consiglio dei due casi accertati di coronavirus, abbiamo appreso che le persone affette dal coronavirus sarebbero arrivate in Italia proprio il 23 gennaio, dopo che la Cina aveva sospeso i collegamenti per Wuhan. Abbiamo anche appreso – parole del presidente del Consiglio – che “abbiamo già predisposto, come già stavamo facendo. tutte le misure precauzionali per isolare questi due casi”». Come no. Dopo che la coppia di coniugi cinesi ha girato alcune delle zone più popolate delle nostre principali città d’arte, noi «abbiamo predisposto tutte le misure precauzionali».

Precauzione vuol dire prendere in anticipo decisioni che impediscano di correre dei rischi, non dopo. Precauzione vuol dire non ritenere per forza attendibili le informazioni fornite da uno Stato non democratico come la Cina. Precauzione voleva dire tenere in quarantena i passeggeri arrivati dalle zone a rischio, fino a quando dei con trolli adeguati non avessero dato sufficienti rassicurazioni sul loro stato di salute. Parlare di precauzione adesso è un po’ fuori tempo massimo. Quando si ha l’onere di governare bisogna assumersi la responsabilità di essere informati e di fare delle scelte rapide.

Purtroppo invece si è lasciato che tutto continuasse come sempre (a proposito: come mai tanta titubanza verso la Cina?). Chiedere – dopo che il virus si è iniziato a diffondere – “che il Paese sia unito e che si evitino speculazioni” è una richiesta fuori tempo massimo. Il Paese avrebbe dovuto e potuto essere unito quando le opposizioni invitavano a maggiore attenzione. Naturalmente, e su questo sono convinta che nessuno abbia dubbi, siamo tutti uniti nel volere il meglio per il nostro Paese e per i nostri concittadini. Siamo tutti uniti nell’auspicare che nessuno debba correre rischi. Il fatto, però, che siamo tutti mossi dalla stessa speranza non vuol dire che dobbiamo condividere anche il metodo per raggiungere questo obiettivo.

Personalmente credo che aver chiesto maggior cura al governo non sia stata una speculazione politica, ma un modo diverso di approcciarsi alla gestione di una situazione evidentemente critica. Non sono felice di aver avuto ragione: in questa circostanza avrei preferito di gran lunga avere torto. Avrei preferito che nessuno dei passeggeri arrivati da Wuhan giovedì scorso fosse stato portatore del virus, ma purtroppo non è andata così.