Madrid, Parigi, Londra: in queste capitali è stato un giovedì drammatico per il coronavirus. Con la speranza che il picco sia arrivato. In Spagna viene superata la soglia di 10mila morti per l’epidemia (10.003, per l’esattezza): si tratta di poco meno del 10% del totale delle persone conteggiate come positive. Sono numeri terribili, che si avvicinano a quelli italiani, dove le vittime sfiorano quota 14mila, ma la speranza è che il bollettino quotidiano si faccia a poco a poco meno drammatico.

Il ministro della Sanità di Madrid, Salvador Illa, dichiara: “Abbiamo raggiunto il picco della curva, e stiamo iniziando la fase di rallentamento”. La Spagna, appena arriveranno le omologazioni, dovrebbe avere a disposizione 400 ventilatori polmonari al giorno: 100 saranno prodotti quotidianamente da Hersill, azienda con sede nei pressi di Madrid, e 300 dalla casa automobilistica Seat. Il rischio che alcune strutture sanitarie siano già collassate, purtroppo, è comunque tutt’altro che remoto.

Diversa, ma non meno drammatica, la situazione nel Regno Unito. Qui i decessi registrati in ospedale sono almeno 2.921. Le persone testate sono complessivamente 163.194 persone, di cui 33.718 sono risultate positive all’infezione. Tra queste c’è il premier britannico Boris Johnson, che continua ad avere “moderati sintomi”. Venerdì scorso Johnson, dopo aver accusato febbre e tosse, era risultato positivo al test, e aveva iniziato un periodo di isolamento di sette giorni. Adesso, resosi conto sulla sua pelle della situazione, promette test sulla popolazione “in maniera massiccia“. Ma le critiche gli piovono addosso giorno dopo giorno.

Dall’altra parte della Manica, in Francia, il numero dei positivi totali quasi raddoppia: 59.105, con 4.503 decessi, di cui 471 solo nelle ultime 24 ore. Al premier Edouard Philippe vengono poste le stesse domande che pressano gli italiani: quando torneremo alla normalità? La risposta è più o meno quella che viene data a Roma: “E’ probabile – dice Philippe – che non andremo verso un’uscita generale, in una volta, ovunque e per tutti”. Nei prossimi giorni verrà discussa la strategia di allentamento, ma tenendo conto degli “imperativi della salute”, sottolinea il premier a Parigi, sottolineando che in Francia il ‘tracking’ dei cittadini attraverso telefonini non sarebbe legale.

Rimane invece meno colpita la Germania: i dati ufficiali parlano di 1.074 morti a fronte di 84.264 casi totali, che quindi superano quelli della Francia, dove c’è però un numero quattro volte maggiore di decessi. Andrà capito se, in questo caso, il numero viene sottostimato oppure se, forse, ha avuto un ruolo la strategia tedesca sui tamponi, nettamente superiore a quelli italiani. C’è, comunque, una certezza anche qui: il dramma colpisce chi è in prima linea, gli operatori sanitari. Sueddeutsche Zeitung parla di almeno 2.300 contagi tra medici e infermieri. Sul fronte della vita quotidiana, poi, anche i tedeschi si sono messi in coda agli alimentari. Di fronte ad una domanda imponente, alcun catene della grande distribuzione hanno organizzato treni speciali per rifornirsi di pasta.

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